Trincea Salvini contro il piano di Conte, il premier tira dritto

Il segretario della Lega, Matteo Salvini (d), e il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana,all'assemblea generale di Assolombarda all'Hangar Aeroporto Milano di Linate, Milano
Il segretario della Lega, Matteo Salvini (d), e il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana,all'assemblea generale di Assolombarda all’Hangar Aeroporto Milanod i Linate, Milano 12 ottobre 2020. Ansa/Matteo Corner

ROMA. – Le proteste dei governatori, a cominciare da quelli del centrodestra, erano attese a Palazzo Chigi. Meno attesa, forse, era la trincea che sin dalla mattinata ha innalzato Matteo Salvini. Il leader della Lega, polverizzando quei segnali di dialogo con le opposizioni salutati ieri da Giuseppe Conte, torna ad attaccare a testa bassa l’esecutivo, tentando di farsi portavoce, tra l’altro, di tutte quelle categorie che il Dpcm andrà a danneggiare.

Ed è su questo ultimo punto – e sulle risorse da mettere in campo nel dl ristori – che, in queste ore, si sta concentrando il capo del governo. Impermeabile, invece, alla rivolta del governatori. “Rigore e trasparenza” sono i due pilastri del monitoraggio dei dati e delle conseguenti chiusure, è il ragionamento di Conte. Il premier, in tv, non ha voluto mascherare le difficoltà che vivrà l’Italia. Anche il suo riferimento ai “cenoni” e ai “veglioni” di fine anno va in questa direzione.

“Proporzionalità e adeguatezza” sono i binari sui quali si muove Conte nelle misure anti-Covid. L’obiettivo resta quello di un “Natale più sereno” ma,certo, non potrà essere un Natale come tutti gli altri. Le riaperture pre-natalizie – vitali per ristoranti, bar e attività commerciali – dipenderanno dagli effetti delle misure e da quando la curva della seconda ondata raggiungerà il suo picco.

Anche per questo il premier, che ha a lungo resistito al lockdown, alla fine ha optato per le chiusure a fisarmonica. Chiusure nelle quali, si sottolinea a Palazzo Chigi, l’elemento politico è inesistente. Tanto che, in queste ore, il premier sta ribadendo un messaggio a tutti i suoi interlocutori: i dati sui quali vertono i 21 parametri che determinano le eventuali chiusure regionali devono essere pubblici e noti a tutti perché nessuno potrà obiettare che le scelte del governo non siano basate su elementi “scientifici e oggettivi”.

Lo stesso rigore il governo lo pretende dalle Regioni. Nel corso della giornata alle proteste dei governatori rispondono, non a caso, Roberto Speranza, Luigi Di Maio e Francesco Boccia. Il messaggio è univoco: “sulle vite umane non si negozia”.

Ma Conte sa che non basta. Per questo da qui alle prossime ore, con i ministri Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli, ha iniziato una vera e propria corsa contro il tempo per il decreto ristori-bis. Il premier lo vorrebbe adottare domani ma il decreto è complesso, anche perché se nelle prossime ore i dati aggiornati determineranno nuove Regioni rosse o arancioni, cambierà anche la platea dei destinatari dei ristori.

Di tutto ciò si parla al tavolo di maggioranza convocato – nel silenzio e in una sorta di aura di mistero – in serata a Palazzo Chigi. Vito Crimi, Nicola Zingaretti, Matteo Renzi, Roberto Speranza per la prima volta sono vis a vis. L’obiettivo di Conte è mettere giù uno schema di cronoprogramma che rilanci l’agenda e stoppi, allo stesso tempo, le spinte centrifughe nella maggioranza. Italia Viva ha lanciato l’ultima stoccata chiedendo al governo “più chiarezza e trasparenza” sui dati.

Il rischio, per Conte, di trovarsi isolato in una fase delicatissima e con il dialogo con Lega e Fdi (ma non con FI) ai minimi, è tutt’altro che escluso. Il tavolo, forse, servirà a mettere un tappo a distinguo e malumori ma non risolverà il nodo rimpasto, vero piatto forte inizialmente previsto al vertice. Nessuno lo chiederà. Conte ieri lo escludeva. Ma, se la curva si riabbesserà il vento del rimpasto tornerà a soffiare.

(di Michele Esposito/ANSA)