Si preparano nuovi ristori, pressing per più deficit

Una ragazza con mascherina vede la televisione in un ristorante di Buenos Aires.
Una ragazza con mascherina vede la televisione in un ristorante di Buenos Aires. (Ansalatina)

ROMA. – Assicurare aiuti a tutte le attività che saranno penalizzate dal nuovo dpcm anti-Covid. Anche facendo nuovo deficit se necessario.  Mentre il governo fatica a trovare una intesa con le Regioni sulle nuove misure per domare l’epidemia, la maggioranza incalza l’esecutivo e sale il pressing per ricorrere ancora all’indebitamento per il ristoro di chi sarà costretto a fermarsi di nuovo.

“Vedremo nel concreto quali attività economiche saranno penalizzate e interverremo”, assicura il viceministro all’Economia Antonio Misiani, ammettendo che il quadro ora si fa “più complesso” e non solo per il problema delle risorse.

Le nuove misure infatti, varieranno sia per le categorie coinvolte sia per le zone e le Regioni interessate. E una ulteriore variabile sarà quella della durata delle restrizioni, che dipenderà, come illustrato dal premier al Parlamento, dall’andamento del quadro epidemiologico.

Il nuovo meccanismo di ristori andrà quindi adattato a questo sistema di chiusure “a fisarmonica”, che si allenteranno quando i dati migliorano e diventeranno più severe con picchi di contagio.

Anche per questo al Mef si continua a lavorare sui potenziali ulteriori risparmi dalle spese già autorizzate per il 2020 (il fabbisogno, a ottobre, ha segnato +85,2 miliardi rispetto ai 10 mesi dello scorso anno) e si cercherà di evitare il ricorso a un ulteriore scostamento. Se dovesse servire, comunque, si farà, perché, è il ragionamento, bisogna tenere insieme salute ed economia, proteggere imprese e lavoratori mentre si mettono in atto misure, anche dolorose, ma indispensabili per piegare l’epidemia.

La battaglia contro il virus d’altronde, va ripetendo il ministro Roberto Gualtieri, è “la migliore strategia di politica economica”.

La Camera, con la risoluzione di maggiorana approvata al termine dell’informativa di Conte, ha chiesto comunque esplicitamente di “valutare l’opportunità di un nuovo ricorso all’indebitamento” per garantire protezione del lavoro e aiuti a tutti i settori interessati.

Una soluzione caldeggiata soprattutto dai 5S a partire dal sottosegretario Alessio Villarosa e dal capogruppo alla Camera Davide Crippa, che chiede chiaramente di “ristorare tutti i settori a cui sono stati chiesti più sacrifici”.

La lista delle richieste è già lunghissima, solo considerando le categorie che non hanno accesso, al momento, al decreto ristori: ci sono i circoli Arci e delle Acli che chiedono aiuti per il Terzo settore, le lavanderie industriali che lamentano l’esclusione, circa 100mila imprese tra pizzerie al taglio e rosticcerie (della ristorazione senza somministrazione) che secondo la Cna sarebbero state tagliate fuori.

Molte aziende nel campo degli eventi, poi, non corrisponderebbero a nessuno degli Ateco finora in elenco. Nulla nemmeno per i bus turistici e per i bar nelle scuole, la ristorazione collettiva, i fornitori dei distributori automatici o ancora per le dimore storiche e i b&b campani che lavorano, grazie a una legge regionale, senza partita Iva.

Una prima soluzione tampone sarà quella di emanare in tempi rapidi il decreto ministeriale che consente di ampliare l’elenco dei codici Ateco ammessi al contributo a fondo perduto.

Sul piatto ci sono però solo 50 milioni, che potrebbero essere integrati nelle prossime settimane utilizzando – magari con un nuovo decreto novembre – il “tesoretto” di extradeficit ancora a disposizione (circa 1,7-1,8 miliardi per arrivare al 10,8% già autorizzato dalle Camere), cui aggiungere eventuali nuovi risparmi che emergeranno dal tiraggio effettivo delle misure, in continuo aggiornamento in particolare sul fronte della Cig Covid.

L’altro canale di ristoro sarà la manovra, tutt’ora però in stand by: il testo dovrebbe essere trasmesso a inizio della prossima settimana al Parlamento “l’8 o il 9 novembre” indica Misiani. Alcune voci, come il Fondo anti-Covid da 4 miliardi, potrebbero essere riviste proprio per dare aiuti più corposi.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)