Il miracolo di Elif, a 3 anni salva 65 ore dopo il sisma

La bimba Elif di tre anni con la manina afferrata al pollice del vigile del fuoco che l'ha salvata dalle macerie a Smirne.
La bimba Elif di tre anni con la manina afferrata al pollice del vigile del fuoco che l'ha salvata dalle macerie a Smirne. (Ansalatina)

ISTANBUL. – È riemersa dai cumuli di macerie quando ormai sembrava non esserci più speranza. La piccola Elif Perincek, tre anni appena, è un “miracolo” tra fiumi di lacrime nella Turchia che piange le oltre novanta vittime del tremendo sisma di venerdì scorso nel mar Egeo.

“Pensavamo fosse morta. Volevo toglierle la polvere dalla faccia, ho avvicinato la mano e lei improvvisamente mi ha afferrato il pollice. E non l’ha più lasciato”, racconta commosso Muammer Celik, il vigile del fuoco che l’ha estratta viva dai detriti 65 ore dopo il terremoto.

Ora il Paese lo saluta come un “eroe”, insieme agli altri soccorritori giunti nella provincia occidentale di Smirne anche da centinaia di chilometri di distanza per dare il proprio contributo in questa corsa contro il tempo iniziata dopo i crolli di una ventina di palazzi, su cui adesso si accendono anche i riflettori della magistratura.

Prima della piccola Elif, che pur da un letto d’ospedale è già tornata a colorare i suoi album, in tre giorni altre 105 persone erano state estratte vive dalle macerie. Tra queste, la 14enne Idil Sirin. Ma per la sua famiglia è stata una gioia spezzata dal tragico destino della sorella, che era con lei ma non ce l’ha fatta. E col passare del tempo, le speranza di trovare altri sopravvissuti si fanno sempre più fragili.

A 80 ore dal terremoto – seguito da oltre 1.300 scosse d’assestamento, decine delle quali di magnitudo superiore a 4 – le vittime accertate sono 92, i feriti un migliaio: più di cento ancora ricoverati in ospedale, una decina in terapia intensiva. Un bilancio drammatico cui vanno aggiunti i due adolescente morti venerdì sulla vicina isola greca di Samos.

Circa cinquemila sono inoltre gli sfollati, accolti nelle 1.864 tende installate nella zona della protezione civile turca. Gli edifici in cui abitavano sono andati distrutti o risultano pericolanti dopo i controlli di stabilità. E mentre si cerca di superare l’emergenza, i magistrati vogliono vederci chiaro sulle eventuali responsabilità.

Sotto accusa c’è l’edilizia selvaggia che, tra permessi facili e leggi violate, ha alimentato il boom di un settore trainante negli anni d’oro dell’economia per i governi di Recep Tayyip Erdogan.

Diverse sono le inchieste partite in queste ore, con almeno  9 costruttori già fermati con l’accusa di aver violato le normative antisismiche nella costruzione degli edifici crollati o lesionati.

(di Cristoforo Spinella)

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