Addio a Robert Fisk, inviato di guerra fuori dal coro

Il giornalista britannico Robert Fisk.
epa00660838 Journalist Robert Fisk poses for a photograph in Sydney, Monday, 06 March 2006. Robert Fisk, Middle East correspondent for London's Independent newspaper, is in Australia for a series of lectures and to promote his new book " Great War for Civilisation; The Conquest of the Middle East " . EPA/MICK TSIKAS AUSTRALIA AND NEW ZEALAND OUT

LONDRA. – Controcorrente, scomodo, una voce fuori dal coro.  Questo e altro è stato Robert Fisk, non a caso definito dal New York Times “il più famoso corrispondente estero britannico”, morto all’età di 74 anni all’ospedale St. Vincent di Dublino in seguito a un ictus.

Sino al suo ultimo giorno ha ricoperto l’incarico di ‘correspondent’ per il Medio Oriente del quotidiano Independent, che gli era stato affidato nel lontano 1989. Una carriera straordinaria la sua, segnata da diversi scoop e record, come il fatto di essere stato il primo giornalista occidentale a intervistare Osama Bin Laden e l’unico ad aver parlato con il defunto capo di Al Qaeda in ben tre occasioni: nel 1993, nel 1996 e nel 1997.

“Con la sua scomparsa, il mondo del giornalismo e dei corrispondenti dal Medio Oriente ha perso uno dei suoi migliori commentatori”, ha affermato il presidente dell’Irlanda, Michael D. Higgins. Inglese di nascita ma trapiantato in Irlanda, Fisk aveva vissuto per lunghi anni in Libano, lavorando e scrivendo da Beirut non senza viaggiare in veste d’inviato itinerante. Inizia la sua carriera al Sunday Express e inaugura poi la sua lunga esperienza in zone segnate da conflitti: fra il 1972 e il 1975 è corrispondente nella Belfast dei Troubles per il Times.

Nel 1976 arriva il trasferimento in una città ancora più calda, Beirut, come corrispondente dal Medio Oriente. Racconta – a partire dal 1989 per l’Independent – la guerra civile libanese, i misfatti della strage nel campo profughi di Sabra e Chatila (costata in Israele la poltrona di ministro della Difesa ad Ariel Sharon), come pure altre guerre della regione e altrove (dalla rivoluzione iraniana all’invasione soviética dell’Afghanistan, dalla guerra fra Iraq e Iran agli interventi militari dell’Occidente in Iraq e e Afghanistan e alle bugie ufficiali che li accompagnano).

La sua fama cresce con le interviste a Bin Laden, di cui parla in uno dei suoi libri più di successo, il monumentale “Cronache mediorientali”, pubblicato in Italia nel 2006. Un volume di oltre mille pagine da cui emerge come il giornalista pluripremiato abbia saputo raccontare magistralmente eventi e persone del Medio Oriente in mezzo secolo di carriera.

In uno degli incontri con Bin Laden, come ha narrato lo stesso Fisk, il capo terrorista fece un tentativo per arruolarlo, respinto con la frase “sono un giornalista e il mio dovere è quello di dire la verità”.

Avrebbe dovuto intervistare il leader di Al Qaeda anche dopo l’11 settembre 2001 in Afghanistan: ma l’incontro andò in fumo a causa dei bombardamenti americani.

Autore di diversi libri e di analisi spesso controcorrente (negli ultimi anni anche sul conflitto in Siria), Fisk è stato sempre molto critico verso la política estera degli Stati Uniti e di Israele. Una volta disse: “Il Medio Oriente continuerà a bruciare fino a quando continueremo a occuparlo con la scusa della democrazia che nessuno ci ha chiesto di portare”.

(di Alessandro Carlini/ANSA)

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