Né Trump né Biden, per la Cina sono ostili entrambi

Trump ed il presidente cinese Xi Ping posano per una fotografia al Vertice del G20 a Osaka, nel giugno 2019.
Trump ed il presidente cinese Xi Ping posano per una fotografia al Vertice del G20 a Osaka, nel giugno 2019.(Ansalatina)

PECHINO. – Viste da Pechino, le presidenziali Usa appaiono meno cariche di imprevisti rispetto al passato: a prescindere da chi vincerà la sfida tra Donald Trump e Joe Biden, la convinzione nei piani alti del Partito comunista è che le politiche “ostili” americane siano destinate a durare.

E che l’impronta impressa dall’attuale amministrazione – con l’attacco sul commercio, su Huawei e 5G, sui diritti umani a Hong Kong e nello Xinjiang, sugli appetiti territoriali nel mar Cinese meridionale e sulle minacce a Taiwan, oltre che sulle accuse circa la responsabilità del Covid-19 e le mire autoritarie del Pcc – sia solo la base di una dura e feroce concorrenza di lungo termine.

Dall’ultimo sondaggio del Pew Research Center di Washington è emerso che il 73% degli intervistati negli Usa ha una visione negativa della Cina, in aumento del 13% su 2019 e di quasi il 20% da quando Trump ha preso possesso della Casa Bianca nel 2017. In Giappone la quota sale all’86%, in Australia all’81% e in Corea del Sud al 75%. La posta in gioco, in altri termini, è l’esistenza di un ordine basato sulle regole di fronte alle mosse cinesi accusate di alterare lo status quo regionale con la forza o la coercizione.

Pechino è consapevole dell’ambiente esterno molto più ostile, sentimento esacerbato dalla pandemia, e ha fatto la scelta di riorientare il piano economico e sociale 2021-25 e gli obiettivi al 2035 valorizzando il mercato interno e puntando all’indipendenza tecnologica, come ha dimostrato lo scontro hi-tech con Usa.

In questo contesto comunque, un nuovo mandato di Trump potrebbe tornare utile alla Cina dato che negli ultimi 4 anni il leader Usa ha allentato i rapporti con gli alleati asiatici. Biden, al contrario, potrebbe lavorare al loro recupero e avere un minimo di confronto con Pechino.

Senza guardare più all’America come punto di riferimento, il presidente Xi Jinping è intenzionato a sfruttare gli scenari che, a suo dire, “si verificano una volta ogni 100 anni”, anche a costo di sostenere una “nuova lunga marcia”.