Whirlpool conferma chiusura Napoli, no dei sindacati

Manifestanti della Whirlpool in corteo a Napoli.Archivio
Manifestanti della Whirlpool in corteo a Napoli. (Archivio. ANSA)

NAPOLI. – Mancano poche ore alla chiusura della Whirlpool di Napoli: non ci sono margini per continuare a tenere aperto quel sito produttivo. Sembra dunque essere arrivata la fine per la vertenza degli operai dell’ultima fabbrica di Napoli est, iniziata nel maggio 2019. Mesi di lotte, di speranze, anche di illusioni per gli operai, di proteste e manifestazioni, chiedendo il rispetto di un accordo che la multinazionale aveva preso con il Governo italiano e che è diventato carta straccia. T

utto per provare a scongiurare il rischio e il pericolo di rimanere senza lavoro. Un rischio oramai realtà, così come messo nero su bianco dalla multinazionale americana che in una lettera ha comunicato la cessazione delle attività del sito di Napoli nella notte  tra il 31 ottobre e l’11 novembre.

Da quel momento, l’accesso in fabbrica, sarà consentito per “i soli fini del legittimo esercizio dei diritti sindacali derivanti dal Ccnl o altre comprovate esigenze personali, e nel rispetto di tutti i protocolli di sicurezza vigenti”. Una comunicazione che gli operai hanno appreso dai siti, senza aver ricevuto nulla in maniera diretta. “Ci aspettiamo che prima o poi arrivi”, commenta un operaio.

La notizia arriva negli stessi istanti in cui gli operai da Napoli, con i sindacati, sono in videoconferenza con il premier Giuseppe Conte, il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, il sottosegretario al Lavoro Stanislao Di Piazza, la sottosegretaria al Mise Alessandra Todde. Segno, per gli operai che la multinazionale “va dritta per la sua strada, senza dare ascolto a nessuno, ridicolizzando il Governo italiano”.

Il premier, nel corso di un colloquio con la multinazionale, ha detto di aver “messo a disposizione tutto, spiegando anche che possiamo fare oggi cose che in passato non si potevano fare, vista la disattivazione delle stringenti regole europee per gli aiuti degli Stati membri alle imprese. Ma Bitzer ha spiegato che non riescono a creare una prospettiva industriale per Napoli per rendere competitiva la produzione”.

Da Napoli, gli operai si sono riuniti in assemblea, all’interno della loro fabbrica, al termine della quale hanno deciso di uscire di nuovo in strada, per protestare, bloccando via Argine, ma tornando, dopo un po’ nel sito produttivo. La protesta arriba dopo la conferma che non ci sono margini per continuare la produzione a Napoli”.

Il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha chiesto al Governo “di prendere una posizione precisa sulla continuità produttiva. Non possiamo limitarci a prendere atto della decisione dell’azienda. La continuità produttiva è l’obiettivo che dobbiamo porci. La chiusura di Napoli è un sopruso che non possiamo accettare”.

Per la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, “gli accordi non possono essere carta straccia. Le multinazionali non possono venire nel nostro Paese, prendere risorse dallo Stato italiano e poi, senza alcuna motivazione, decidere di mettere per strada centinaia di lavoratori”. Per il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, “serve uno sforzo di tutte le istituzioni per dare risposte concrete subito”.

E domani, ultimo giorno per chi in quella fabbrica è entrato ragazzino, per chi ha una famiglia intera che lavora alle produzioni di elettrodomestici, gli operai hanno convocato una nuova assemblea, sperando forse in un miracolo.

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