Tempo fa un collega argentino mi ha spiegato che è difficile comprendere il fenomeno Maradona se non si è mai andati almeno una volta nel luogo dove Diego è nato. Fra le baraccopoli di Villa Fiorito, periferia più disperata di Buenos Aires, c’è un universo con regole proprie, un mondo che vuole quasi opporsi al resto della società.
Ecco, la sua è un’incredibile storia di riscatto, la storia di chi nasce in povertà e arriva a fare cose pazzesche sempre con un atteggiamento di sfida ma sempre protagonista nel bene e nel male. Quello di Maradona è un percorso fatto di eccessi , 60 anni vissuti in maniera esagerata tra lampi di classe e fragilità umane. Sul campo aveva delle doti al limite del naturale, lui si faceva pettinare dal pallone.
Credo sia stato il calciatore più decisivo nella storia del calcio e lo ha dimostrato a Buenos Aires, a Barcellona e soprattutto a Napoli dove per 7 anni ha saputo mettere la città del Vesuvio al centro del mondo. Ma el Pibe de Oro è andato oltre il calcio, diventando un fenomeno sociologico, politico e culturale. La sua popolarità è trasversale e in Argentina rappresenta un simbolo nazionale al pari del tango e di Papa Francesco.
Ho avuto il privilegio di vederlo palleggiare, giocare dal vivo a pochi metri di distanza e di intervistarlo. Un’esperienza incredibile che mi riporta agli anni della meglio gioventù. Anche se la sua stella è stata oscurata dalle debolezze umane credo che uno come Maradona nasca davvero una volta ogni 150 anni e forse mai più. Intanto, auguri Diego!
Emilio Buttaro