Di Maio in Israele: accordi di Abramo passo per la pace

Di Maio al Yad Vashem, l'istituto israeliano in memoria delle vittime dell'Olocausto.
Di Maio al Yad Vashem, l'istituto israeliano in memoria delle vittime dell'Olocausto. (ANSA)

TEL AVIV. – Gli Accordi di Abramo sono “un ottimo primo passo” in Medio Oriente, ma “l’obiettivo” è arrivare alla riapertura del tavolo tra israeliani e palestinesi nell’ottica della soluzione a 2 Stati.

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, al suo primo viaggio ufficiale nella regione, oggi in Israele domani in Palestina, ha ribadito le linee di politica estera italiana nella zona senza tralasciare gli altri temi dell’area, come le tensioni con la Turchia, alla quale ha chiesto di “abbassare i toni” ed evitare di alimentare tensioni che in questo momento non servono. Una visita segnata dai “terribili” fatti di Nizza che Di Maio ha definito “un attacco non solo alla Francia ma a tutto l’Occidente”.

Se la politica internazionale ha prevalso – domani il ministro sarà a Ramallah per incontrare la dirigenza palestinese – quella interna non è mancata e Di Maio ha rivolto un “appello” a tutte le forze politiche per fermare le polemiche: “Non ci sono rimpasti né polemiche che tengano. Credo che su questo occorre per il nostro Paese la massima compattezza. Stiamo affrontando un’ondata peggiore della prima e una crisi sanitaria senza precedenti che sta sfociando in una crisi economica”.

Nel vortice di incontri Di Maio ha visto il premier Netanyhau, il capo dello Stato Reuven Rivlin, il suo omologo agli Esteri Gabi Ashkenazi. Con quest’ultimo ha parlato di Libia e Libano. “Nel primo caso – ha spiegato – il nuovo scenario emerso a seguito degli accordi sul cessate il fuoco firmato a Ginevra permane ed è essenziale per evitare che il conflitto libico si trasformi in un conflitto regionale”.

Mentre sul Libano Di Maio – che ha ringraziato Ashkenazi per le parole sul ruolo dell’Unifil a guida italiana – ha sottolineato che Roma “continuerà a sostenere con convinzione il processo di consolidamento delle istituzioni libanesi”. Ashkenazi si è augurato, a questo proposito, che anche l’Italia possa dichiarare gli Hezbollah libanesi “organizzazione terroristica”.

Il titolare della Farnesina ha incontrato anche il ministro della Difesa Benny Gantz e il capo dell’opposizione Yair Lapid. In tutti i faccia a faccia ha avuto grande risalto l’aspetto economico della visita. Israele, ha detto il ministro, è “un partner strategico”, specialmente nei settori ad alto tasso di innovazione tecnologica.

Non caso, tra gli altri, sono stati firmati tre accordi di cooperazione che vedono l’ingresso di Snam nel mercato israeliano nel campo della transizione energetica. Anche il dossier del gasdotto EastMed ha avuto il suo spazio nel colloquio con Netanyahu.

“L’Italia – ha ricordato – ha sottoscritto e costruito il forum di EastMed del Mediterraneo orientale perché crediamo che questo sia un progetto a cui guardare, a cui siamo interessati, ovviamente con una prospettiva a medio termine”. Dopo aver sottolineato che l’Italia ha già investito nel Trans Adriatic Pipeline ha aggiunto che “il nostro Paese non perde di vista l’esigenza di differenziare le nostre fonti energetiche”.

Il dato economico ha avuto la sua parte anche in serata, visto che Di Maio ha incontrato una serie di “innovatori” israeliani: da Ami Appelbaum, presidente dell’Israeli Innovation Authority, a Erel Margalit, presidente del Jerusalem Venture Partners. Molti gli accordi sottoscritti in questa prima parte di visita, a cominciare dal Protocollo di collaborazione culturale e scientifica tra i due Paesi che riguarda l’istruzione, l’università, la scienza, la cultura, la gioventù me lo sport. E anche quello tra Adler Group e Sonovia sull’acustica.

Domani, prima di andare in Palestina, Di Maio vedrà a Gerusalemme il Custode di Terra Santa padre Francesco Patton e il nunzio apostolico Mons. Leopoldo Girelli. Quindi il rappresentante speciale Onu per il Processo di pace in Medio Oriente Nickolay Mladenov. Infine a Ramallah, prima di rientrare in Italia, il ministro degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Riad Malki e il premier Mohammad Shtayyeh.

(di Massimo Lomonaco/ANSA)

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