Logorato da sisma e Covid, si dimette vescovo di Ascoli Piceno

Frame video dal profilo Facebook, monsignor Giovanni D'Ercole dà le dimissioni da vescovo di Ascoli Piceno.
Frame video dal profilo Facebook, monsignor Giovanni D'Ercole dà le dimissioni da vescovo di Ascoli Piceno.

ANCONA. – Sono giunte a sorpresa, ma non troppo, oggi le dimissioni di monsignor Giovanni D’Ercole da vescovo di Ascoli Piceno, accettate da papa Francesco. Una scelta “difficile, sofferta ma profondamente libera, ispirata al servizio della Chiesa e non al mio interesse personale”, ha detto in un videomessaggio sui canali social della diocesi, fatta dopo essersi consultato con la sua congregazione religiosa, la Piccola opera della Divina Provvidenza di San Luigi Orione.

Abruzzese di origine, volto televisivo noto nelle trasmissioni religiose e non, già vice direttore della Sala stampa della Santa Sede, poi vescovo ausiliare dell’Aquila, i sei anni trascorsi ad Ascoli sono stati difficili, segnati, come lui stesso ha ricordato, dal terremoto del 2016 che ha seminato morte e distruzione nel Piceno (una cinquantina di vittime a Pescara del Tronto, frazione di Arquata), e dalle difficoltà della pandemia da Covid 19.

Il lockdown prolungato della scorsa primavera lo aveva spinto a innescare una dura polemica con il Governo. “E’ un diritto per la gente andare in chiesa, per cui è un arbitrio, una dittatura, quella di impedire il culto”, aveva detto in un video indirizzato al presidente del Consiglio Conte. Parole forti, che sollevarono molte polemiche fra chi riteneva i provvedimenti del Governo necessari e inderogabili e chi ha invece sposato la linea “ribelle” di D’Ercole. “La pandemia del Covid-19, ha fatto crescere in me inquietudine”, ha ammesso oggi.

Ciò che non ha citato è la vicenda di cronaca in cui è rimasto coinvolto, a giugno, un sacerdote della Curia ascolana indagato per la detenzione di materiale pedopornografico e trovato in possesso di cocaina nascosta nella teca eucaristica. Era stato il vescovo ad accoglierlo ad Ascoli, dopo che il sacerdote era stato coinvolto in vicende analoghe in Umbria e dopo un periodo di recupero, dandogli una seconda possibilità. Una vicenda che ha pesato sull’ormai ex vescovo.

Forse si è riferito anche a questa brutta storia quando nella lettera di oggi ha scritto “ho cercato di assumere in modo pieno la mia responsabilità di vescovo guida della diocesi, mai girandomi dall’altra parte. Tutto questo mi ha però logorato e ha suscitato in me domande più profonde sul mio ruolo di pastore”.

Subito dopo era arrivato ad Ascoli il vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza Stefano Manetti per un’ispezione, ufficialmente per una “visita apostolica”. Da quel momento D’Ercole ha fatto scemare le apparizioni pubbliche. Ha fatto sentire la sua voce in occasione del quarto anniversario del terremoto: era stato tra i primi ad accorrere ad Arquata del Tronto la notte del 24 agosto 2016.

Ha rivissuto lì le terribili scene del sisma del 2009 quando era ausiliare all’Aquila, una vicenda che gli ha procurato guai giudiziari dai quali è stato scagionato. Nel post terremoto di Arquata mons. D’Ercole si è battuto per dare sistemazione ai senza tetto, mettere in salvo le opere d’arte sacra, costruire chiese nei villaggi Sae, per accelerare una ricostruzione che invece langue, certo non per colpe sue. Nel suo futuro c’è l’Africa. E un monastero: “Torno dove ho iniziato il mio sacerdozio, per immergermi in un totale clima di preghiera e di contemplazione. Credo che in questo momento il soccorso debba venire da Dio, implorato con intensa preghiera”. Nell’accettare la sua rinuncia, il Papa ha nominato oggi amministratore apostolico della diocesi di Ascoli Piceno mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti.

(di Giuseppe Ercoli/ANSA)

Lascia un commento