Caos M5s, Di Battista chiede il rinvio degli Stati Generali

In una foto d'archivio Luigi Di Maio e Vito Crimi.
In una foto d'archivio Luigi Di Maio e Vito Crimi.

ROMA. – Rinviare gli Stati Generali e concentrarsi sulle risposte da dare al paese, che sta sopportando drammatiche conseguenze per fare fronte alla pandemia. Dopo lo strappo a Strasburgo con il voto in dissenso dal resto del gruppo 5 Stelle sulla Pac, l’area Di Battista torna alla carica.

Con una proposta choc che arriva proprio quando gli Stati Generali del Movimento, a lungo attesi, hanno preso da poco il via con le prime assemblee territoriali. Ma c’è l’emergenza sanitaria e le misure prese per contenerla stanno creando difficoltà a intere categorie e dunque chi ha incarichi pubblici dovrebbe preoccuparsi di pensare solo alle soluzioni da proporre, senza farsi distrarre da questioni interne al Movimento, è la preoccupazione espressa da Alessandro Di Battista al suo enturage.

Che si traduce nelle parole di Barbara Lezzi, la senatrice pentastellata ed ex ministro che ha abbracciato tra i primi le posizioni dell’ex deputato: “Il Paese è stremato, in questo momento è indispensabile che tutto il governo e il Parlamento lavorino senza alcuna distrazione. Rinviare gli stati generali sarebbe opportuno, quindi, vista la situazione così difficile. E in questo concordo con Alessandro Di Battista” dice.

Dissente, invece, Ignazio Corrao, l’eurodeputato convinto invece dell’urgenza del “congresso” M5s anche per avviare quel “turnover” radicale nelle posizioni apicali, interne e di governo, del Movimento che “da mesi ormai agisce come copia sbiadita del Pd, senza alcuna identità”.

Gli Stati Generali “in condizioni normali, visto il ritorno della pandemia” si sarebbero potuti “anche rinviare, ma visto che il governo è rappresentato per 2/3 da un partito che non ha avuto alcun momento di rinnovamento e confronto interno da anni, mi sembra impensabile pensare di poter andare avanti così, perché se non c’è legittimazione politica governa la burocrazia” afferma.

Il Capo Politico del M5s, Vito Crimi, però conferma la convocazione dell’assise nazionale per il 14 e 15 novembre, anche se rinvia di una settimana la conclusione dei lavori a livello locale (fatta eccezione per 4 regioni). “La fase difficile, di incertezza, che stiamo attraversando ci pone di fronte alla necessità di essere ancora più solidi e compatti” dice. Intanto, in attesa di capire quale sarà la sorte, in termini di sanzioni disciplinari, del gruppo dei dissidenti “dibattistiani” a Bruxelles, a Roma il Movimento perde altre due pedine.

Alla Camera se ne va Rina De Lorenzo che passa a Leu, dopo aver denunciato nelle scorse settimane di essere finita nella “gogna” di Rousseau con la scusa delle mancate restituzioni (che invece sostiene, dati alla mano, di aver fatto) ma in realtà per aver sostenuto le ragioni del No al referendum costituzionale. Al Senato è invece Tiziana Drago ad andarsene lamentando la poca attenzione alla famiglia e alla scuola.

Con la sua fuoriuscita i senatori che hanno lasciato il gruppo al Senato arrivano a quota 16, anche se il suo abbandono non dovrebbe influire molto sui numeri, pur risicati, della maggioranza perché la senatrice ultimamente, come l’altra fuoriuscita Marinella Pacifico, ha evitato di partecipare al voto.

(di Francesca Chiri/ANSA)

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