Mafia foggiana “vera impresa criminale”, 48 arresti

Un fermo immagine tratto da un video dei carabinieri dei ROS.
Un fermo immagine tratto da un video dei carabinieri dei ROS. ANSA/CARABINIERI

BARI. – La mafia foggiana è diventata “una impresa criminale”. Il salto di qualità, “l’inserimento pieno della criminalità organizzata all’interno dell’economia” come ha detto il procuratore facente funzione di Bari Roberto Rossi, è aver ampliato i propri interessi andando oltre le tradizionali attività illecite tipiche delle organizzazioni mafiose, infiltrandosi nell’economia pulita, appropriandosi con la violenza di società e appalti e mettendo in piedi, con la complicità di funzionari pubblici, una frode milionaria sui fondi europei destinati all’agricoltura.

“Rapinatori con la penna” si definiscono nelle intercettazioni contenute nelle quasi 1.200 pagine di ordinanza di custodia cautelare che oggi ha portato, su richiesta della Dda di Bari, all’arresto di 48 persone (41 in carcere e 7 ai domiciliari). Sono 37 i capi di imputazione contestati, a vario titolo, ai 53 indagati nell’operazione “Grande carro” dei carabinieri del Ros con il reparto Tutela agroalimentare di Salerno, fatta in collaborazione con Eurojust e con il contributo dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) di Bruxelles.

L’inchiesta si muove prevalentemente su due filoni investigativi che ruotano attorno alle attività illecite della batteria mafiosa Sinesi-Francavilla di Foggia, con al vertice il pregiudicato Francesco Delli Carri. Il primo riguarda presunte estorsioni ad aziende agricole, di trasporti e onoranze funebri, società nel settore delle energie alternative, costrette dietro minaccia a versare percentuali sui ricavi o ad affidare in subappalto ad aziende riconducibili al sodalizio l’esecuzione di lavori e forniture.

Le intimidazioni sarebbero consistite in incendi a mezzi aziendali, ordigni e colpi fucile alle abitazioni degli imprenditori o alle sale di ingresso delle aziende. “Veniamo a bruciarti, a sparare a te e alla tua famiglia. Vengono dentro casa e se li mangiano come i leoni” dicevano alle vittime, spiegando che “qui sta la stessa legge che sta là sotto”, intendendo dire – hanno spiegato gli inquirenti – che a Foggia valgono le stesse regole mafiose della ‘Ndrangheta calabrese, con la quale sono stati accertati contatti.

I proventi delle attività illecite sarebbero poi stati reinvestiti, tramite prestanome, in altre società, anche all’estero, nei settori edile, movimento-terra, ristorazione e del gaming e nell’acquisto di un complesso immobiliare a Praga, del valore di oltre mezzo milione di euro. Le indagini hanno anche documentato il tentativo, in occasione delle elezioni comunali di Foggia del 2014, di far eleggere a consigliere comunale un soggetto vicino al sodalizio.

Il secondo filone investigativo riguarda le presunte truffe finalizzate all’indebita percezione dei fondi Ue per l’agricoltura, oltre 13,5 milioni di euro, con la connivenza di quattro funzionari compiacenti della Regione Puglia, tre dei quali arrestati. Uno di loro, Giovanni Bozza, è accusato anche di aver intascato tangenti per agevolare il sodalizio.

Il procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho ha evidenziato che questa operazione “ha colpito la struttura criminale nella sua componente militare ma anche in quella economico-imprenditoriale. Ciò che credo costituisca l’aspetto più significativo – ha detto – è che la Società foggiana non si muove solo per la consumazione di reati tradizionalmente mafiosi, ma ha assunto il modello tipico delle organizzazioni mafiose attraverso la gestione di affari e quindi attraverso una articolazione imprenditoriale economico – finanziaria”.

(di Isabella Maselli/ANSA)