170 miliardi in 5 decreti, la corsa record del Governo

Un propietario chiude il suo locale dinanzi al Pantheon a Roma.
Un propietario chiude il suo locale di fronte Pantheon a Roma.

ROMA.  – Un’eterna rincorsa. Con un fuoco di fila di cinque provvedimenti, sei includendo il Dl Liquidità, in soli otto mesi. Dispiegando la cifra record di 170 miliardi di euro tra 2020 e 2021, il 10% del Pil, per proteggere le imprese e puntellare un’economia messa in ginocchio dal Covid. Ma con imprese, commercio, artigianato, ma anche partite Iva e dipendenti, per non parlare del sommerso,  che comunque fronteggiano una crisi senza precedenti. Sollevando i timori di fallimenti di massa e alzando le barricate di fronte al coprifuoco con la chiusura alle 18, e all’ipotesi di nuovi lockdown.

É il quadro a cui si arriva mettendo insieme quanto fatto finora dall’esecutivo per le imprese e per il lavoro, con l’ultimo decreto per i ristori che mette in campo una nuova tranche di indennizzi a fondo per circa 350.000 imprese, dopo aver aiutato con il primo ristoro in estate circa 2,381 milioni di attività, per un valore complessivo di circa 6,5 miliardi.

Non è l’unico provvedimento rivolto, oltre che al lavoro, alle imprese (l’altra partita di spesa principale sono scuola e sanità, con ordini di grandezza di gran lunga inferiori). Si parte dal Dl Cura Italia dello scorso marzo, agli esordi della pandemia, con 20 miliardi fra mutui e prestiti sospesi, fondo di garanzia per le pmi, incentivi e crediti d’imposta.

Si passa dal Decreto Rilancio di maggio: 55 miliardi, fra questi, oltre sei di fondo perduto, quattro per cancellare saldo e acconto Irap, altri quattro per rafforzare il Fondo di garanzia per le pmi, oltre a riduzioni di bollette, affitti commerciali, esoneri dalle tasse per l’occupazione del suolo pubblico.  Fino ad arrivare ai 25 miliardi del Dl agosto. Che – fra Fondo di garanzia, rafforzamento patrimoniale, crediti d’imposta sulle locazioni commerciali, esonero della Tosap, proroga delle moratorie sui prestiti – ha portato a 100 miliardi il totale degli interventi alla fine della scorsa estate.

E, infine, il Governo corre ai ripari dopo le nuove misure di contenimento della pandemia con il decreto ristori, rivolto alle imprese direttamente colpite: dalle discoteche ai ristoranti, dagli stadi agli alberghi, dalle gelaterie ai villaggi turistici.

Per il 2021, nelle stime del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri “il governo mobilita circa 70 miliardi di risorse per la ripresa” tra quelle già stanziate con i decreti durante l’emergenza e quelle della manovra”.

Una “potenza di fuoco” il cui totale supera i 170 miliardi, appunto. CI sono misure per la sanità, il sociale, il lavoro: come la cassa integrazione (e le indennità per autonomi e partite iva), disconosciuta da alcuni come misura a favore delle imprese, ma di fatto un alleggerimento degli oneri anche per il datore: con 12 milioni di domande accolte, oltre a 8 milioni anticipate dalla aziende e conguagliate dall’Inps: ne hanno beneficiato 3,455 milioni di lavoratori, poco più di 17.000 sono ancora in attesa.

E poi, altro terreno di disaccordo fra il Governo e le imprese, quegli 88 miliardi di prestiti garantiti dallo Stato (ormai prossimi a superare i 100 miliardi a novembre): frutto del Dl liquidità di aprile, non incluso nel conteggio totale.

Cifre monstre, ma che al pari delle misure di contenimento del virus, paiono non essere mai sufficienti: in fin dei conti, nessun decreto potrà mai sostituirsi al fatturato di milioni di imprese.

di Domenico Conti/ANSA)

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