La giudice Barrett giura, svolta a Corte Suprema

Frame tratto dal video della ceremonia di giuramento di Amy Coney Barrett alla Corte Suprema degli Stati Uniti
Frame tratto dal video della ceremonia di giuramento di Amy Coney Barrett alla Corte Suprema degli Stati Uniti (ANSA)

WASHINGTON. – Donald Trump non vuole perderé nemmeno un minuto di tempo e fissa la cerimonia del giuramento di Amy Coney Barrett alle nove di sera. A una settimana dal voto il presidente americano, sempre indietro nei sondaggi, non può permettersi neanche un istante di pausa, anche dopo una lunga giornata che lo ha visto impegnato in ben tre comizi nello stato chiave della Pennsylvania.

Così la giudice scelta dal presidente americano per la Corte Suprema ha appena il tempo di cambiarsi dopo il voto finale da parte dell’aula del Senato e correre alla Casa Bianca. La sua nomina per Trump è una grande vittoria politica, forse l’unico vero colpo del presidente in questi tormentati mesi di campagna elettorale.

E sicuramente, se dovesse perdere le elezioni, il vero segno lasciato dopo quattro anni di presidenza, la sua eredità principale. L’unica cosa che potrebbe rimanere davvero in mano ai repubblicani se dovessero perdere come temono anche il Senato.

The Donald consegna alla storia un’Alta Corte mai così conservatrice negli ultimi 90 anni, da quegli anni ’30 che precedono l’era del New Deal di Franklin Delano Roosevelt: sei toghe di nomina repubblicana e appena tre di nomina democratica.

Una svolta che potrebbe incidere sul sistema giudiziario e sulla vita sociale degli americani per decenni, visto che i giudici della Corte Suprema non hanno una scadenza. É una svolta a cui Trump ha contribuito enormemente, avendo avuto la possibilità di nominare, prima della ultracattolica Barrett, altri due magistrati di estrazione conservatrice: Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh.

A questo punto potrebbe essere vanificato anche il ruolo di ago della bilancia spesso svolto dal presidente della Corte John Roberts, che in più casi ha votato con i colleghi liberal nonostante sia stato nominato dal repubblicano George W.Bush.

E, con la nomina di Amy Barrett, Trump potrebbe aver aperto la strada non solo per l’abolizione dell’Obamacare, l’odiata riforma sanitaria di Barack Obama, ma addirittura per rimettere in discussione la storica sentenza Roe vs Wade che nel 1973 ha legalizzato l’aborto, nonchè quella più recente che ha riconosciuto il diritto alle nozze gay, e tante altre conquiste sul fronte dei diritti civili.

Per questo i democratici fino all’ultimo hanno provato a fermare in ogni modo i repubblicani in Senato. Barrett, 48 anni, di South Bend Indiana, è proprio la figura che più temono: giovane, cattolica conservatrice, figura distante anni luce dall’icona liberal Ruth Bader Ginsburg di cui prenderà il posto nel massimo organo istituzionale.

E il suo peso potrebbe essere messo subito alla prova, ben prima del previsto, se il risultato delle elezioni dovesse essere contestato e finire proprio davanti alla Corte Suprema.

Mentre i democratici, fallito l’ostruzionismo, tirano fuori dal cassetto il piano B: quello del cosiddetto “court packing”, vale a dire allargare la composizione dell’Alta Corte con nuove nomine democratiche in caso di vittoria di Joe Biden. Una strada in passato criticata dall’ex vicepresidente quando a proporla erano i repubblicani. Ma ora è decisamente un’atra storia.

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