I partiti a conclave sul Mes, Gualtieri apre

Un post tratto dal profilo Twitter del ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri in conference-call con i ministri europei.
Eurobond: un post tratto dal profilo Twitter del ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri in conference-call con i ministri europei. ROBERTO GUALTIERI TWITTER

ROMA. – Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri cerca di riportare i termini del confronto sul Mes sui binari dei soli contenuti, allentando così le tensioni nella maggioranza, e al contempo si riavvicina alle posizioni del segretario Dem Nicola Zigaretti da cui sembrava essersi allontanato a causa della prudenza nel ricorso a questo strumento finanziario. Gualtieri si è detto favorevole all’utilizzo del Mes, suscitando gli entusiasmi di quanti sono su questa linea.

Mentre M5s, pur ribadendo la sua contrarietà, con Luigi Di Maio ha smussato i toni cogliendo l’assist di Gualtieri. Peraltro al Parlamento Europeo, su un emendamento riguardante proprio il Mes, M5s ha votato con la Lega e l’Ecr.

Intanto a Roma si è insediato l’Intergruppo parlamentare “Mes subito”, che tuttavia eviterà di portare in Aula mozioni che spaccherebbero la maggioranza, ma anche l’opposizione. Ieri, di buon mattino Gualtieri ha fugato i dubbi su una sua divergenza da Zingaretti: “sono favorevole al Mes anche perché l’ho negoziato io e so bene che non presenta nessun tipo di condizionalità”.

Gualtieri ha poi aggiunto un elemento da lui definito “tecnico” ma che ha l’intento di portare il dibattito fuori dalle secche ideologiche o del partito preso: “il beneficio per l’Italia dell’utilizzo del Mes non sono 37 miliardi aggiuntivi” che sarebbero invece il montante del prestito, “ma sono i risparmi di interessi, 300 milioni all’anno”, 3 miliardi nel decennio.

“Una cifra significativa”, ma il sottinteso è che per essa non vale la pena di una crisi. Il tono dato da Gualtieri al confronto è stato seguito da Davide Faraone (Iv) che ha invitato a un “dibattito laico” e, dal vicesegretario Dem Andrea Orlando (“il Mes non è una bandierina, se non lo si ritiene utile si dica qual e’ la strada”).

Anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha colto lo sforzo di Gualtieri; ha ribadito la contrarietà di M5s, ma argomentando la posizione senza ultimatum. Secondo Di Maio il Mes potrebbe finanziare solo “spese già in bilancio” e in più si “correrebbero dei rischi” perché visto che “nessun Paese Ue finora ha fatto ricorso al Mes” facendolo l’Italia “lancerebbe un segnale negativo e di difficoltà ai mercati finanziari”.

Argomento, il primo, contestato da Luigi Marattin (Iv) che ricorda come nel Regolamento del Mes non esiste tale clausola. Insomma i toni sono meno aspri di quelli dei giorni scorsi ma le posizioni, pur in un confronto “laico”, non si avvicinano minimamente, mostrando semmai la consapevolezza che esiste il rischio che la corda si spezzi.

“Il confronto è il sale della democrazia” ha smussato Di Maio. Non ha dubbi in tal senso Stefano Fassina (Leu), contrario al Mes: chi lo chiede ha un retropensiero con “ragioni esclusivamente di politica di Palazzo”, magari “quella di rimpastare a proprio vantaggio il governo o liberarsi del Presidente Conte”.

Nel centrodestra a fronte dell’ostilità di Fdi e Lega, Forza Italia conferma la propria richiesta al ricorso al Mes, anche perché, ricorda Sestino Giacomoni, il Qe della Bce non durerà in eterno, i tassi di interessi saliranno, e i risparmi non sarebbero solo di 300 milioni l’anno. In questo quadro nel pomeriggio l’Intergruppo “Mes subito” ha tenuto la prima riunione, a cui hanno partecipato on-line 40 dei 60 aderenti (deputati e senatori di Iv, Pd, Fi, ex M5s e anche alcuni M5s).

Il promotore Camillo D’Alessandro ha spiegato che l’iniziativa mira a redigere, dopo un ciclo di audizioni, un “Documento di studio” da proporre “al governo, alle parti sociali ed economico” con una indicazione dell’utilizzo delle risorse per migliorare tutto il Sistema Sanitario Nazionale, a partire dalle liste d’attesa. Una attività di pressione, dunque, non per spaccare la maggioranza (e l’opposizione”) con mozioni da porre ai voti in Aula. Gualtieri ha fatto breccia anche qui.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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