L’esercito spara sui manifestanti, “massacro in Nigeria”

Una manifestante mostra un cartello contro la Squadra speciale anti-rapina Sars, con la scritta: "Basta uccisioni, basta rapimenti, basta estorsioni, basta Sars adesso".
Una manifestante mostra un cartello contro la Squadra speciale anti-rapina Sars, con la scritta: "Basta uccisioni, basta rapimenti, basta estorsioni, basta Sars adesso". (Ansalatina)

IL CAIRO.  – La repressione delle proteste in Nigeria nate contro le violenze e gli abusi della polizia e tracimate in una contestazione del sistema di governo ha generato nelle ultime ore – oltre ad auto e alcuni edifici in fiamme – denunce su un massacro di almeno 12 persone, preoccupazioni ai massimi livelli di Onu e Ue e solidarietà per i manifestanti espressa da star dello spettacolo americano e non solo.

Nelle prime ore di un coprifuoco imposto sullo Stato di Lagos, quello dell’omonima megalopoli da 21 milioni di abitanti capitale economica della Nigeria, l’esercito ha sparato per disperdere un raduno di oltre mille persone a un casello autostradale. Nel tam tam di informazioni e commenti i media nigeriani hanno parlato di “massacro” e Amnesty International ha denunciato nel tardo pomeriggio la morte di almeno 12 persone in due raduni, tra cui si presume quello di Lekki ma anche un altro.

L’organizzazione per la difesa dei diritti umani ha comunque smentito il governatore dello Stato di Lagos, uno dei 36 in cui si articola la più popolosa nazione africana: Babajide Sanwo-Olu in mattinata aveva infatti sostenuto che al casello di Lekki vi erano stati solo feriti (almeno 25).

Sale quindi a 30 il numero più o meno tracciabile delle vittime delle quasi due settimane di proteste innescate dagli abusi e le brutalità della ormai disciolta squadra speciale anti-rapina “Sars”. Dopo auto e un commissariato nei giorni scorsi, diversi edifici sono stati incendiati nelle ultime ora a Lagos, tra cui quello di un’importante tv nigeriana collegata a uno dei più noti uomini politici del partito al governo.

In questo quadro il segretario generale dell’Onu, Antonio mGuterres, oltre a sposare la causa dei manifestanti chiedendo “la fine delle brutalità e degli abusi” di cui è accusata la polizia, ha chiesto alle autorità nigeriane di “indagare” sugli “incidenti” di martedì sera a Lekki e di assicurare i responsabili alla Giustizia.

Stessa richiesta da parte dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Josep Borrell, che ha definito “allarmante apprendere che diverse persone sono state uccise e ferite nelle proteste”.

Gli spari sui manifestanti – che ormai protestano anche contro governanti di un Paese piagato da un diffusa corruzione, ricco di petrolio ma con cifre record di poveri – hanno fatto scattare la solidarietà su Twitter anche da parte di star come Beyoncé, Nicki Minaj e Rihanna: la cantante e modella ha rilanciato la foto di una bandiera nigeriana insanguinata e ha scritto fra l’altro “ho il cuore infranto per la Nigeria”.

(di Rodolfo Calò/ANSA)

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