Fmi: la pandemia affonda l’Europa, avanti con stimoli

Sede Fmi a Washington
Facciata del FMI a Washington. (Ansalatina)

NEW YORK.  – La pandemia brucia in Europa 3.000 miliardi e fa affondare il pil del 7%, in quello che è il calo maggiore dalla Seconda Guerra Mondiale. E a fronte dell’impatto “enorme” del Covid-19 è essenziale “non ripetere gli errori commessi durante la crisi finanziaria” del 2009 e continuare con gli stimoli all’economia.

Il Fondo Monetario Internazionale non ha dubbi sulla necessità di proseguire con gli aiuti che, finora, hanno evitato una recessione peggiore: senza i maxi stimoli il pil europeo quest’anno si sarebbe contratto di ulteriori 2 o 3 punti percentuali.

“Il costo della pandemia in Europa sarebbe stato maggiore senza la forte risposta arrivata”: gli aiuti stanziati dai governi hanno “preservato almeno 54 milioni di posti di lavoro”, afferma il Fondo nel suo rapporto sull’Europa. Nonostante gli sforzi la ripresa sarà lunga e in alcuni paesi non si tornerà prima del 2022 o del 2023 ai livelli pre pandemia.

La “nascente e fragile” ripresa in corso richiede stimoli per sostenerla, e questo perché le prospettive sono “molto incerte” con l’accelerare delle infezioni che rappresenta il maggiore rischio al ribasso in questo momento. A complicare il quadro c’è poi l’incertzza di una Brexit no-deal, che rappresenterebbe un ulteriore potenziale shock.

É quindi “imperativo mantenere gli aiuti fino a quando la ripresa non sarà pienamente” consolidata: “un ritiro prematuro potrebbe spingere i paesi in recessione, annullando quanto fatto finora”, avverte il Fondo notando comunque come la brusca frenata economica del 2020 lascerà probabilmente delle cicatrici durature.

Dei 3.000 miliardi di euro di perdite stimate per l’Europa, “molte non saranno recuperate nel medio termine”. Il Fmi infatti prevede che “i più bassi investimenti e l’erosione delle competenze professionali” avranno implicazioni negative sul potenziale di crescita e sulla produttività del lavoro nel lungo termine, traducendosi in perdite permanenti di produzione economica.

“I governi non possono permettersi di non spendere. Il grande successo finora in questa crisi è stata la veloce e ampia risposta” politica, afferma Alfred Kammer, direttore del Dipartimento Europeo del Fondo Monetario Internazionale. “Gli aiuti devono restare in piedi non ci sono dubbi al riguardo”, rincara la dose.

Kammer ripete così quello che è divenuto il mantra di Kristalina Georgieva, il direttore generale del Fmi che, in una netta inversione di tendenza rispetto alla “storia” di austerity dell’istituto, predica da mesi la necessità per i governi di “spendere e tenere le ricevute”.

Gli stimoli e la resilienza delle banche europee hanno evitato una stretta del credito. Le banche, osserva il Fondo, sono entrate nella pandemia forti in termini di capitale e di liquidità, dimostrandosi “resilienti a uno shock senza precedenti”. Questo però non vuol dire che non ne risentiranno.

Il Fondo infatti prevede un aumento dei non performing loan e raccomanda alla politica di facilitarne un eficiente smaltimento. “Le banche dovranno impegnarsi con gli azionisti per mettere a punto una credibile strategia per aumentare il capitale nel medio termine”, aggiunge il Fmi.

La crisi da pandemia comunque rappresenta anche l’occasione per mettere a punto politiche in grado di trasformare l’economia riducendo anche quelle disuguaglianze accentuate dall’emergenza Covid-19, che ha colpito in modo “sproporzionato” i giovani, le donne e i meno istruiti.

“Una volta che le risorse saranno liberate dal sostegno temporaneo a famiglie e imprese – osserva il Fondo Monetario Internazionale –  dovrebbero essere usate in investimenti pubblici in grado di costruire un’economia più resiliente, più verde e più inclusiva per domani”.

(di Serena Di Ronza/ANSA)

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