Aggredito col machete, tre arresti per odio razziale

Un'immagine del machete utilizzato durante l'aggressione
Un'immagine del machete utilizzato durante l'aggressione, avvenuta il 15 luglio in strada a Modena, ai danni di un 22enne del Burkina Faso, per cui sono stati arrestati padre e due figli, tutti italiani, di 53, 30 e 24 anni, 21 ottobre 2020. ANSA/ POLIZIA DI STATO

MODENA. – Una spedizione punitiva diventata un tentato omicidio aggravato dalla discriminazione razziale: “Torna al tuo Paese perché qui comandiamo noi”, le frasi pronunciate al momento dell’aggressione. Questo il quadro che a Modena la squadra mobile è riuscita a ricostruire dietro alle gravi ferite riportate da un 22enne del Burkina Faso, arrivato al pronto soccorso dell’ospedale di Baggiovara con gravi ferite da arma da taglio al braccio sinistro, lo scorso 5 luglio.

Per l’episodio il gip del tribunale emiliano ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre persone, un 53enne italiano e i suoi due figli di 24 e 30 anni. Gli indizi raccolti dagli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Giuseppe Amara, ricollegano l’accaduto a un regolamento di conti tra il trio ed alcuni conoscenti della vittima, legato a reciproche denunce per rapina.

“Una brutta vicenda che – spiega il capo della squadra mobile di Modena, Mario Paternoster – vede un ragazzo aggredito con violenza inaudita, colpito alla nuca con un bastone e al braccio col machete. Ha subito lesioni gravissime all’arto e alla mano. Durante l’aggressione i tre gridavano alla vittima offese sul suo colore della pelle: da qui l’aggravante della discriminazione razziale. Parliamo di soggetti noti – aggiunge Paternoster – e caratterizzati da violenza e aggressività anche in passato: non esitavano ad avere armi a portata di mano”.

Dopo aver colpito il 22enne con un bastone alla testa e con due colpi di machete in direzione del volto, dai quali la vittima si sarebbe difesa, facendosi scudo con il braccio sinistro, i tre avrebbero anche cercato di investirlo, senza riuscirvi in quanto il giovane avrebbe trovato riparo, gettandosi tra le siepi lungo il ciglio della strada.

L’11 luglio un marocchino amico del giovane aveva denunciato per rapina uno dei tre indagati e questi quattro giorni dopo aveva sporto a sua volta querela per una presunta rapina subita e fatta dal fratello del denunciante. Sarebbe nata in quel momento la decisione di padre e due figli della spedizione punitiva avvenuta a Modena in via Tignale del Garda, nella quale il 22enne si sarebbe trovato coinvolto per puro caso, trovandosi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

A quanto pare era dai conoscenti per incidere musica. Non aveva nulla a che vedere con i reciproci attriti tra gli arrestati e i ‘rivali’. Si tratta di un giovane straniero con qualche precedente, e che tempo dopo è stato arrestato per fatti di droga. Ora i presunti autori del tentato omicidio aggravato dall’odio razziale si trovano reclusi nel carcere Sant’Anna di Modena, mentre a seguito dell’accaduto il 22enne finito all’ospedale, e in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno, anche dopo un’operazione a cui è stato sottoposto non ha ancora recuperato la piena funzionalità dell’arto.

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