Ristoratori lombardi, il coprifuoco è la morte

I tavolini di un ristorante in galleria Vittorio Emanuele a Milano
I tavolini di un ristorante in galleria Vittorio Emanuele a Milano, 19 ottobre 2020. ANSA/MATTEO BAZZI

MILANO. – Il coprifuoco alle 23 – che dovrebbe scattare giovedì 22 ottobre – è “la morte” per i ristoratori lombardi, che questo pomeriggio si sono trovati sotto il Palazzo della Regione Lombardia per chiedere alla politica di venire incontro al settore in modo da garantire l’occupazione e non fallire.

Sono gli stessi che la scorsa primavera avevano riempito l’arco della Pace di sedie vuote come quelle – avevano spiegato – dei loro locali. Tra di loro – furono anche multati per assembramento – c’era Paolo Polli, che fece lo sciopero della fame per giorni, dormendo anche all’Arco della pace con un sacco a pelo.

Ora il ristoratore è di nuovo sul piede di guerra: giovedì sera alle 23, quando dovrebbe scattare il coprifuoco, è intenzionato ad andare a protestare con altri colleghi a Palazzo Marino e in Regione Lombardia. “Chiudere alle 23 e non alle 24 non ha senso – ha detto Polli – è solo un modo per non rimborsare i ristoratori, mentre dovrebbero fare ronde e controllare la movida, lasciando che l’economia vada avanti. Noi andiamo sotto palazzo Marino e la Regione e vediamo se ci arrestano. Io ho una pizzeria e chiudere alle 23 non mi cambia niente, ma lo faccio per tutto il settore”.

“Non sono cose che puoi dire davanti ai giornalisti” lo ha ammonito la collega Floriana Tremiterra, “titolare di 3 ristoranti e con 50 dipendenti”. Alfredo Zini, titolare del ristorante Al Tronco e portavoce di altre manifestazioni del settore Ho.re.ca, ha dato invece appuntamento giovedì mattina alle 11.30 in piazza San Babila, spiegando che “se esce un’ordinanza che vieta di uscire, per noi è improponibile manifestare alle 23”.

Zini, insieme ai colleghi, ha presentato le richieste del settore al consigliere regionale Gianmarco Senna della Lega, che ha raggiunto i manifestanti sotto Palazzo Lombardia spiegando loro che è il momento di “conciliare la situazione economica e quella sanitaria”.

“Il coprifuoco alle 23 – ha sottolineato Zini – è devastante, alle 22 dovremo mandare via i clienti, perdendo in sostanza il turno delle 21.30, con un’ulteriore riduzione di fatturato. Già con l’ultimo Dpcm sono arrivate una raffica di disdette, non possiamo mettere una famiglia di 8 persone che vive insieme in 2 tavoli diversi, e ora temiamo che il coprifuoco alle 23 abbia un ulteriore effetto psicologico deterrente”.

(di Gioia Giudici/ANSA)

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