Robinho nei guai, Ministra familia: “Lui in carcere”

L'attacante brasiliano Robinho ai tempi del Milan.
L'attacante brasiliano Robinho ai tempi del Milan. (Ansaltina)

ROMA. – L’avventura di Robinho al Santos è durata appena una settimana, e ora l’ex attaccante del Milan rischia il carcere. Il calciatore, che in passato ha fatto parte anche del Real Madrid e del Manchester City ed è redue da un’esperienza in Turchia, aveva firmato per il Santos all’equivalente di 230 euro al mese pur di chiudere la carriera nel club che lo ha lanciato.

Poi però la società ha deciso di rescindere il contratto a causa delle polemiche suscitate in Brasile dal fatto che Robinho nel 2017 è stato condannato in primo grado a 9 anni di carcere per violenza sessuale nei confornti di una donna di origini albanesi, per fatti accaduti nel 2013, quando il calciatore vestiva la maglia rossonera.

Nei giorni corsi varie trasmissione televisive hanno fatto senire audio di intercettazioni telefoniche relative a questa vicenda, e Robinho, che continua a proclamarsi innocente, si è ritrovato in un mare di polemiche. “Ho sempre voluto aiutare il Santos, ma se in qualche maniera la mia presenza diventa un problema – aveva detto -, è meglio andare via e concentrarmi sulle mie vicende personali. Dimostrerò la mia innocenza per i tifosi del ‘Peixe’ e per chi mi vuole bene”.

Ma ora sulla vicenda è intervenuta Damares Alves, la ministra brasiliana dei diritti umani e della famiglia, con parole molto dure nei confronti del calciatore: “Prigione, subito. Non ho altre parole da aggiungere – ha detto la ministra, intervistata da Tv Globo -. So che c’è ancora un processo di appello, ma ora sono venuti fuori anche degli audio. Di cosa abbiamo bisogno ancora? Prigione. Nessuno stupratore può essere applaudito”

“ C’è un appello (e poi anche la Cassazione n.d.r.) – ha aggiunto – ma penso che sia tutto molto chiaro. Vedendo le trascrizioni di ciò che è avvenuto mi ha provocato nausea e voglia di vomitare.  È stato molto brutto aver letto quello che ho letto, soprattutto da un calciatore come lui. Parliamo di un crimine e l’aggressore non merita alcuna considerazione. Non dobbiamo fare alcuna concessione solo perché è un giocatore. Deve scontare la sua pena, lì o qui, immediatamente”.

La ministra ha anche sostenuto la tesi che, quando ci sarà la condanna definitiva, il Brasile possa accordarsi con l’Italia per far scontare la pena in patria a Robinho, e in tal caso il carcere sarebbe assicurato.