Scontro col Pd su Mes, Conte lancia patto di legislatura

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (D) con il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri (S) a Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri, Roma
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (D) con il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri (S) a Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri, Roma, 8 agosto 2020. (Filippo Attili/Ufficio Stampa Palazzo Chigi)

ROMA. – Ci sarà un tavolo per un “patto di legislatura” che darà “nuova linfa all’azione del governo”. Giuseppe Conte apre così la verifica di governo. Un passaggio invocato da Matteo Renzi e sostenuto da Nicola Zingaretti. Il tavolo sarà convocato, come il premier aveva già anticipato informalmente ai leader di maggioranza, dopo gli stati generali del M5s, in programma il 7 e 8 novembre.

L’annuncio arriva però in anticipo, nel giorno di massima tensione nei rapporti tra il presidente del Consiglio e il Partito democratico. Irritano profondamente i Dem le parole pronunciate domenica sera da Conte sul Mes, tanto che il leader Pd – che in genere evita di andare allo scontro – attacca la scelta del premier di liquidare il tema “con una battuta in conferenza stampa”.

“Venga in Parlamento”, invocano i capigruppo Dem Graziano Delrio e Andrea Marcucci. La tensione è aggravata, spiegano fonti parlamentari e di governo Dem, anche dallo scontro che si è consumato tra sabato e domenica sulle misure dell’ultimo Dpcm anti Covid, per il quale il Pd spingeva su una linea più dura.

Ma Conte cerca di smussare: chiama Zingaretti, che gli sollecita quel rilancio dell’azione di governo più volte invocato in pubblico, e poi in una nuova conferenza stampa, senza rinnegare le sue opinioni negative sul Mes, assicura che una scelta si farà al tavolo sul programma.

E’ un equilibrio non facile, quello che il presidente del Consiglio deve tenere in queste settimane, con le fibrillazioni M5s ad agitare la maggioranza mentre fuori infuria l’impennata dei contagi da Coronavirus. Per il confronto sul programma, spiega il premier, si attenderanno “gli Stati generali M5s già fissati, che sono un momento assolutamente importante nella loro vita interna, a meno che il M5s non sia nelle condizioni di aprire da subito un confronto”.

Una puntualizzazione non raccolta o commentata dal Movimento che sceglie un gelido silenzio e prosegue il suo percorso degli Stati generali con gli incontri in territoriali in programma nel fine settimana. “Meglio tardi che mai”, commentano da Iv. Mentre Ettore Rosato sottolinea la soddisfazione perché si vede accolta la proposta di Renzi.

A valle del patto di legislatura, spiegano fonti parlamentari renziane, potrebbe aprirsi la via di quel rimpasto di governo finora negato da tutti ma accarezzato da molti sia nelle fila del Pd che del M5s. Di sicuro, Zingaretti sollecita un nuovo passo dell’esecutivo. E lo avrebbe ribadito, secondo alcune fonti, nel colloquio avuto con Conte dopo lo scontro a distanza sul Mes.

Ha spiazzato e irritato i Dem, infatti, l’uscita in conferenza stampa del premier, che ha bocciato il prestito del fondo Salva stati con un giudizio che sembrava senza appello. C’è chi tra i Dem arriva a interpretare le sue parole come il sintomo di un’irritazione con il Pd che, con Dario Franceschini, ha pressato per avere subito nuove misure anti Covid, mentre Conte voleva attendere qualche giorno.

Nel lungo confronto del fine settimana, dice più di una fonte di maggioranza, al tavolo di governo si sarebbe registrato più di un momento di confronto teso tra il premier e il capo delegazione Dem. “Avremmo voluto – dice un dirigente Pd – misure da subito più incisive: Conte vuole procedere passo dopo passo ma il rischio è che tra qualche giorno ne servano di nuove”.

Quello che va in scena, comunque, è il primo scontro a distanza tra il premier e Zingaretti. Il segretario Pd dice che il tema Mes non si può liquidare in una conferenza stampa ma “va trattato nelle sedi opportune” anche per evitare di alimentare “polemiche” su un tema divisivo per la maggioranza. Quelle polemiche, rivendica, il Pd cerca di evitarle per mantenere un clima positivo. E chiosa: “Non fatemi dire di più”.

Conte ascolta e chiama il segretario Dem. Poi in conferenza stampa precisa: “Ho risposto a una domanda, per non essere scortese ho offerto elementi di valutazione per contribuire a chiarire i termini della questione. Non ho detto come faremo ma ho chiarito le ragioni per cui il Mes non può essere la panacea”.

Si poteva risparmiare, annota Delrio, la considerazione secondo cui per ripagare il Mes si dovranno introdurre nuove tasse o fare tagli. Ma il ministro Dem dell’Economia Roberto Gualtieri prova a mediare e, pur dicendosi favorevole al Mes, fa da sponda a Conte: i 36 miliardi Ue per la sanità sarebbero senza condizioni ma porterebbero un risparmio di circa “300 milioni”, non di più, e l’Italia sarebbe l’unica a chiederlo.

Ragioni che, secondo il M5s, rappresentano una pietra tombale sul Mes. Tanto che Alessandro Di Battista esulta ed elogia Conte. Ma i Dem e i renziani non molleranno facilmente: se ne riparlerà al tavolo per il “patto di legislatura”, un “momento di confronto” a cui siederanno i nuovi vertici pentastellati.

(di Serenella Mattera/ANSA)