Macron dichiara guerra agli islamisti: “Ora basta”

Il Presidente francese Emmanuel Macron.
Il Presidente francese Emmanuel Macron: "EPA/LUDOVIC MARIN / POOL MAXPPP OUT

PARIGI. – É la Francia a lutto, indignata ed incredula di fronte alla decapitazione di un insegnante a spingere Emmanuel Macron alla riscossa. Gli uomini dei servizi, la polizia, i gendarmi, sono sbarcati all’alba nelle “cité” della banlieue nord di Parigi dove su Samuel Paty – come ha detto il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin – era stata pronunciata “una fatwa”.

Hanno bussato a casa degli 80 che hanno reagito con esultanza o soddisfazione al barbaro assassinio di Paty, hanno aggiunto agli undici in stato di fermo i quattro studenti che avrebbero “venduto” informazioni sul loro prof al suo carnefice, Abdullakh Anzorov.

Di ora in ora, il mosaico dei dieci giorni che hanno preceduto la decapitazione del professore appena uscito dalla scuola di Conflans Sainte-Honorine viene disegnato come un incubo. Si staglia come autore della fatwa contro di lui la figura dell’islamista radicale Abdelhakim Sefrioui, fondatore del collettivo “Cheikh Yassine” (il leader di Hamas ucciso dall’esercito israeliano), che accompagnò il padre di un’allieva di Paty a protestare e chiedere il licenziamento del professore alla preside.

I servizi di informazione si allertarono, segnalarono il clima che si era creato attorno all’insegnante per la sua lezione sulla libertà d’espressione, ma provvedimenti concreti non ne furono presi.

Proprio il contrario di quello che Macron – dopo una riunione durata 2 ore e mezzo ieri all’Eliseo – ha detto ai suoi ministri e al procuratore antiterrorismo di voler fare: “azioni concrete, senza dare più neppure un istante di respiro” agli integralisti.

Darmanin ha subito annunciato che 231 integralisti islamici immigrati in Francia saranno espulsi nelle prossime ore, poi è passato all’attuazione delle indicazioni del presidente: “Gli integralisti islamici non dormiranno più sonni tranquilli, la paura ora ce l’avranno loro”.

Il killer ceceno che ha maturato la decapitazione viveva da tre anni “immerso nella religione”, si era fatto notare per reati comuni che però non gli erano costati il carcere, e si allenava in una palestra alla lotta. La lezione sulla libertà d’espressione, le caricature di Maometto mostrate in classe lo avevano fortemente impressionato, al punto che di sua iniciativa si mise in contatto con il padre dell’allieva che era a capo della protesta contro Paty per saperne di più. Il genitore – che resta in stato di fermo – oltre ad aver messo on line nome e numero di telefono del prof, potrebbe aver informato Anzorov.

Il quale, comunque, il pomeriggio prima di passare all’azione è stato visto aggirarsi a lungo attorno alla scuola di Bois d’Aulne, chiedendo agli studenti di indicargli o almeno descrivergli la vittima. In quel momento il killer aveva già scritto sul notebook del suo smartphone la rivendicazione dell’assassinio che stava per compiere. I ragazzi, secondo le risultanze dell’inchiesta, avrebbero fornito ad Anzorov le informazioni richieste, dietro pagamento. I quattro ragazzi sospettati sono anche loro interrogati, in stato di fermo.

Insieme a loro, oltre ai familiari del killer e alla cerchia del genitore capo della cordata anti-prof, tre persone che avrebbero accompagnato e sarebbero state al fianco di Anzorov nei giorni prima del delitto, fra l’altro aiutandolo nell’acquisto di una delle armi da lui usate.

Mercoledì sera, nel cortile della Sorbona, si svolgerà l’annunciato omaggio nazionale alla figura del professore ucciso per aver mostrato le caricature di Maometto durante una lezione msulla libertà d’espressione.

(di Tullio Giannotti/ANSA)

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