Mondo palestre: “Noi sicuri, veniteci a vedere”

Persone si esercitano in una palestra.
Persone si esercitano in una palestra. (Ansa)

ROMA. – Pericolo di chiusura sventato, o forse solo rimandato. Il popolo delle palestre incassa la mozione di fiducia da parte del governo ma il pericolo di una prossima chiusura dei centri sportivi di wellness e fitness resta nell’aria.

A lasciare il clima in sospeso, l’inciso del premier Giuseppe Conte ieri sera: “Molto spesso i protocolli sono rispettati puntualmente – aveva detto il presidente del Consiglio – altre volte ci giungono notizie che non sono adeguatamente rispettati. Daremo una settimana per adeguarli e per verificarne il rispetto”.

Il popolo di chi gestisce le palestre in modo regolare incassa, ringrazia e controreplica: “La preoccupazione resta”, sottolinea il presidente dell’Anif (Associazione nazionale impianti sport & fitness) Giampaolo Duregon, che raggiunto al telefono dall’Ansa tiene a specificare: “Anche adesso gli enti preposti fanno controlli per vedere se i centri sportivi rispettano i protocolli. Noi siamo gli ambienti più sicuri, qui ci vengono persone che pensano alla cura del loro corpo e al benessere, sono i primi a tenerci alla loro salute e i primi che rispettano le regole, anche fuori dai nostri centri”.

Poi Duregon aggiunge: “Da fonti del ministero mi si dice che lo scopo invece è quello di aggiungere qualche altra prescrizione per rendere ancora più efficaci i nostri protocolli. Quello che non va bene è se questo diventa un escamotage per chiudere tutti i centri sportivi tra una settimana. Si sanzionino quei centri che non rispettano le regole, non tutti”, aggiunge Duregon, in rappresentanza di un mondo che conta oltre centomila strutture sul territorio e che negli ultimi tempi è finito per essere additato come uno dei più pericolosi e quindi da chiudere per contenere il contagio da Covid-19.

“Il virus non gira nei centri sportivi”, si dice sicuro Duregon, che cita anche una recente indagine Anif: “Su 100.000 centri sportivi sparsi in tutta Italia, alla domanda che facciamo costantemente, “i casi Covid conclamati”, la risposta è al di sotto dell’1 per mille, e comunque tutti contagiati da fuori e spesso asintomatici e che si curano a casa”. Insomma, secondo l’Anif “chiudere i centri sportivi perché fonte di propagazione del contagio è sbagliato: si va a chiudere proprio un rifugio sicuro anti-Covid”.

Il tema è sportivo, sociale, ma anche economico: “Parliamo di 100 mila centri in tutta Italia, alcuni aperti recentemente. Si è innescata questa paura solo per un sentito dire. E ora noi siamo nei guai, ci sono 1 milione di addetti che ci lavorano, il danno economico è già veramente pesante e con un nuovo stop significherebbe non farcela a riaprire”.

Dunque, un mix tra terrorismo infondato ma anche ‘furbetti’ che aggirano le norme e rischiano di far crollare la fiducia che lo stesso governo ha voluto riporre nell’intero comparto del fitness, seppur col condizionale: “La ricetta? Serve che i politici si convincano che non è pericoloso – assicura Duregon – e che lo faccia anche la gente. Io sono attento perché ci tengo alla mia salute.

Conte e Spadafora sono a favore, non vogliono il lockdown totale. Il ministro Speranza fa il suo lavoro, ma secondo me esagera sull’andare a chiudere tutto, perché non ce ne è bisogno secondo noi. Lottiamo, ci sta bene la settimana di prova, ma non sia un escamotage a chiudere. Vengano fatti chiudere solo quelli che non rispettano, ma garantisco che sono pochissimi”.

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