Uccisa a calci durante il lockdown, preso il compagno

Autopattuglia di Carabinieri ad un posto di blocco.
Autopattuglia di Carabinieri ad un posto di blocco. ANSA/CARABINIERI

NAPOLI. – L’ha riempita di calci, fino a causarle la rottura della milza. E poi la morte, tra atroci dolori. Lucia Caiazza è spirata in ospedale a 52 anni lo scorso 14 maggio, quando il lockdown si stava avviando a conclusione. Secondo la Procura di Napoli Nord, guidata da Francesco Greco, si tratta dell’ennesima vittima della violenza bieca e vigliacca di un uomo, il compagno, e non di un incidente stradale, come si sospettava all’inizio.

A fugare questo dubbio è stata l’autopsia, disposta dal pm Barbara Buonanno, e gli elementi acquisiti dai carabinieri di Casavatore (Napoli), durante le indagini che oggi, a distanza di quasi quattro mesi da quel tragico evento, hanno portato in carcere il compagno di Lucia, Vincenzo Garzia, 47 anni, arrestato, come disposto dal gip, con le accuse di omicidio preterintenzionale aggravato e lesioni aggravate.

Ma Lucia è stata uccisa anche dal suo silenzio e forse di un amore malato: non ha mai denunciato le violenze subite, ed è restata zitta anche quando il suo stato di salute stava precipitando. I sospetti si erano subito concentrati su Garzia: furono soprattutto le sue due figlie, che hanno 28 e 23 anni, e il loro avvocato, Sergio Pisani, a ritenerlo l’indiziato numero uno.

Lucia, era separata dal marito, durante il lockdown aveva deciso di trasferirsi a casa di Vincenzo. E tra quelle mura avrebbe subito le violenze poi rivelatesi fatali. Qualche giorno prima del decesso si è presentata nell’ospedale di Frattamaggiore con forti dolori addominali. Poi lo choc emorragico e la morte.

Inizialmente si pensò alle conseguenze di un incidente stradale, avvenuto l’11 aprile, mentre era in auto con la sorella. Ma dagli accertamenti è emerso che quel sinistro non aveva provocato alle due donne gravi conseguenze. Il pestaggio da parte del compagno, avvenuto diversi giorni dopo, invece sì.

Gli investigatori hanno scoperto anche che la donna si era recata dal suo medico di base lamentando dolori alla zona dell’addome, ma senza riferire dei calci ricevuti. Il dottore, pensando che potessero essere riconducibili a dei calcoli renali, decise di prescriverle un’ecografia, alla quale però la Caiazza non si è mai sottoposta. La situazione è poi precipitata, alcuni giorni dopo, il 12 maggio, quando i dolori – lancinanti – l’hanno spinta a presentarsi nell’ospedale di Frattamaggiore dove, due giorni dopo, è spirata.

Gli inquirenti, dopo avere sentito persone informate sui fatti, decidono di mettere sotto intercettazione il compagno di Lucia, scoprendo così che era stato proprio lui a determinarne la morte, con una brutale aggressione. L’esame autoptico, disposto dalla Procura ed eseguito lo scorso 13 luglio, ha evidenziato che a provocare la morte di Lucia Caiazza è stata la “rottura, lacerazione traumatica, della milza” con un conseguente “shock emorragico irreversibile”. Un evento, secondo i consulenti, collocato a più di cinque giorni dopo il ricovero, molto dopo cioè la data dell’incidente dell’11 aprile.

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