Calenda sindaco di Roma? Il Pd cerca un nome forte

Carlo Calenda durante la presentazione del nuovo movimento politico "Azione" presso la sede della Stampa Estera, Roma
Carlo Calenda durante la presentazione del nuovo movimento politico "Azione" presso la sede della Stampa Estera, Roma, 21 novembre 2019. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Se Massimo Giletti non smentisce l’ipotesi di una sua candidatura a Roma per il centrodestra, Carlo Calenda pensa al Campidoglio come frontman del centrosinistra. Vive al momento solo di ipotesi e di proposte avanzate ma rifiutate la corsa per il sindaco di Roma, una partita complicatissima sia per l’importanza della capitale sia per la presenza di Virginia Raggi che non agevola i tentativi di dialogo tra Pd e M5s.

Mercoledì si apre ufficialmente la caccia con la prima riunione del tavolo della coalizione che a Roma va dalla sinistra fino a Italia Viva e Azione. Dopo aver negato di essere interessato alla sfida, ora il leader di Azione Carlo Calenda ci sta pensando seriamente. Anche se sono quasi quotidiane le scintille con il Pd.

“La verità è semplice: non ci sono candidati di peso per Roma”, twitta l’ex ministro che sostiene come sia necessaria “almeno una riflessione”. Poi, certo, “partono bordate difensive”, aggiunge ma è “roba piccola”. Oggi al leader di Azione non è andata giù la posizione dubbiosa di Andrea Orlando sulle primarie: “Non credo che si debba seguire per forza la strada delle primarie, non sono la panacea”, afferma il vicesegretario dem.

“Ma come?! Ma queste primarie non erano fondamentali? Ao’ Pd”, ribatte Calenda. “Ma vuole fare il sindaco di Roma o dividere e attaccare il Pd? L’avversario è la destra”, gli replica a stretto giro il segretario romano Andrea Casu. D’altra parte, il timore del Nazareno è che, visto il profilo dei candidati già in campo, le primarie non servano affatto a mettere la prima pietra per la riconquista della capitale.

Per questo Nicola Zingaretti non demorde e, in parallelo al tavolo della coalizione, andrà avanti a sfogliare la rosa dei big sperando che il suo appello non continui a cadere nel vuoto. E in questo momento, spiegano ambienti dem, niente è da escludere, neppure che alla fine si converga sul nome di Calenda.

Ma la partita, come anche nel centrodestra, è solo agli inizi e l’obiettivo è di arrivare alla scelta entro fine anno. La cosa che però è esclusa in partenza è invece che i dem possano appoggiare, in nome dell’alleanza con M5S, il bis di Virginia Raggi. “E’ un’esperienza da superare dopo 5 anni di inefficienza”, ribadisce oggi anche Orlando.

Quello su cui punta il Pd sono invece i voti dell’elettorato 5s al ballottaggio sulla scia di quanto è successo alle regionali in Toscana e Puglia, dove molti elettori M5S hanno fatto voto disgiunto pur di non far vincere i candidati del centrodestra.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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