Liberati in Mali padre Maccalli e Nicola Chiacchio

Un frame tratto da un video diffuso nel marzo del 2020 che mostrava padre Pier Luigi Maccalli (S) e Nicola Chiacchio (D) rapiti nel settembre del 2018 in Niger.
Un frame tratto da un video diffuso nel marzo del 2020 che mostrava padre Pier Luigi Maccalli (S) e Nicola Chiacchio (D) rapiti nel settembre del 2018 in Niger. (ANSA)

ROMA. – Padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio, due ostaggi italiani tenuti prigionieri in Mali, sono liberi. Il primo annuncio da parte del governo ad interim di Bamako ha trovato subito conferma a Roma. I due erano stati trasferiti in Mali dopo il sequestro in Niger ad opera di gruppi jihadisti legati ad Al Qaida nel Maghreb Islamico (Aqmi).

“Una bella notizia: padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio sono finalmente liberi e stanno bene. Erano stati rapiti da un gruppo jihadista. Grazie alla nostra intelligence, in particolare all’Aise, e a tutti coloro che hanno lavorato per riportarli a casa”, ha commentato su Twitter il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Anche il premier Giuseppe Conte ha espresso soddisfazione ringraziando, oltre all’intelligence, la Farnesina: “Stanno rientrando in Italia!”, ha annunciato il premier.

Con i due italiani hanno riacquistato la libertà l’ostaggio francese Sophie Pétronin e Soumalia Cissé, un noto político maliano. La Petronin, 75 anni, era l’ultimo cittadino francese in mano a rapitori: era stata sequestrata il 24 dicembre 2016 da un gruppo armato a Gao, nel nord del Mali. Il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso “enorme sollievo” per la notizia.

Padre Maccalli, 59 anni, della diocesi di Crema, fu rapito il 17 settembre del 2018 in Niger, in una missione a circa 150 km capitale Niamey. In aprile Avvenire aveva pubblicato un breve video in cui appariva il sacerdote lombardo prigioniero, vestito in abiti tradizionali della regione, insieme a Chiacchio, del quale si erano si erano perse le tracce da anni, forse rapito durante una vacanza, tra Niger e Mali. I due, nelle immagini, avevano solo dichiarato la propria identità.

La Farnesina ha sottolineato che “la liberazione è stata resa possibile grazie al prezioso lavoro del personale dell’Aise e di tutti i competenti apparati dello Stato, unitamente all’importante collaborazione delle autorità maliane. Il buon esito dell’operazione, oltre a mettere in luce la professionalità, le capacità operative e di relazione dell’intelligence, ha evidenziato anche l’eccellente opera investigativa dell’Autorità giudiziaria italiana ed il prezioso lavoro svolto dalle donne e degli uomini del ministero degli Affari Esteri e dell’intera Unità di Crisi della Farnesina”.

Fonti della sicurezza maliana, nei giorni scorsi, avevano fatto sapere che la liberazione degli ostaggi occidentali poteva essere imminente, dopo la scarcerazione di un centinaio di jihadisti – presunti o condannati – da parte dell’esecutivo ad interim di Bamako. “Ci sono stati dei problemi, è stata un’operazione delicata ma alla fine per fortuna è andato tutto bene”, ha raccontato alla France Presse una fonte dei negoziatori.