Allarme a Parigi, verso bar e ristoranti chiusi

Cartello con indicazioni per coronavirus in un negozio a Parigi.
Cartello con segnalazioni per coronavirus in un negozio a Parigi. (Ansa)

PARIGI. – Peggiorano giorno dopo giorno i dati dell’epidemia a Parigi e soprattutto i tre criteri che fanno scivolare una zona già “rossa” come quella della capitale verso la categoria “massima alerta”.

Il ministro della Salute Olivier Véran, in una conferenza stampa dall’ospedale parigino di Bichat, ha parlato di situazione “molto preoccupante” per il dilagare dei contagi, per l’incidenza di questi nella fascia di popolazione più vulnerabile (over 65) e per la percentuale ormai superiore al 30% dei letti in rianimazione occupati da pazienti Covid-19.

Il governo aveva lasciato trapelare da questa mattina l’intenzione di non degradare a zona “ultra-rossa” Parigi già oggi, visto che, come ha ripetuto Véran, “le soglie di allarme sono state superate negli ultimi giorni”. “Vogliamo aspettare che questa tendenza si consolidi – ha spiegato – poi già domenica, con la sindaca Anne Hidalgo, faremo il punto”.

Se il peggioramento si confermerà, la capitale finirà da lunedì, per 2 settimane, nel girone di Marsiglia ed Aix-en-Provence, quello che prevede chiusura totale di bar e ristoranti oltre al divieto di palestre, feste all’aperto e al chiuso, raduni, riunioni e piccoli assembramenti. Un divieto che la capitale vuole a tutti costi evitare visto il prezzo altissimo pagato con il lockdown dagli esercizi commerciali ma che rischia di essere quasi inevitabile.

Véran ha molto insistito sul fatto che oltre alla chiusura dei locali pubblici è indispensabile che gli abitanti delle zone in “massima allerta” si astengano da feste private o riunioni familiari, “una delle situazioni in cui più vengono abbassate le difese e aumentano i contagi”.

Al contrario di Parigi – che fra le zone diventate più preoccupanti è accompagnata da Lille, Grenoble, Lione, Saint-Etienne e Tolosa – un inizio di “timido miglioramento” viene osservato a Bordeaux, Nizza e Marsiglia, ha riconosciuto Véran. Il ministro è rimasto molto prudente, parlando di “segnali di speranza da prendere come incoraggiamento” per proseguire gli sforzi.

Ma non ha perso l’occasione di ricordare che proprio in queste città che ora rialzano la testa, sono da alcuni giorni in vigore norme sanitarie più rigide, che spesso hanno suscitato il malcontento dei sindaci e della popolazione, oltre a manifestazioni di protesta.

Véran si è detto “non preoccupato” per i focolai nelle scuole, dal momento che sono tutti sotto controllo e che tutti gli studi confermano la scarsa contagiosità dei più piccoli. Ma ha poi lanciato un accorato appello ai giovani: “Non fate stupidaggini quando tornate a casa. Non invitate 20 amici per divertirvi. Io sono convinto che i giovani sanno che c’è un rischio per le persone a cui vogliono bene. La gioventù debe dare prova di una solidarietà esemplare”.

Lascia un commento