I giochi del web che spingono verso il baratro

Un'immagine del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale. Latitanti
Un'immagine del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale,. 10 gennaio 2017. ANSA/ MASSIMO PERCOSSI

NAPOLI. – Ci sono giochi che di divertente non hanno nulla, sfide che spostano il limite del possibile verso il baratro, fino all’autolesionismo, ed anche al suicidio. Potrebbe essere stato vittima di uno di questi giochi il bimbo di 11 anni che si è tolto la vita, a Napoli, lanciandosi dal balcone di casa, lasciando un biglietto di scuse alla madre nel quale avrebbe parlato anche di un uomo nero.

Ma si tratta di una ipotesi ancora in corso di verifica. Lui, l’uomo nero, sarebbe Jonathan Galindo, un umano con la faccia di Pippo, il personaggio Disney, che contatterebbe adolescenti e preadolescenti sui social, per spaventarli, terrorizzarli, in un gioco dell’orrore che lascia segni soprattutto nei più fragili.

L’ipotesi è che il bambino sia diventato vittima del gioco ‘Jonathan Galindo’, in cui un uomo col cappuccio nero, dopo aver agganciato i piccoli sui social, li trascina in sfide e prove fino alla morte. Prima di tutto arriva un messaggio: “Vuoi giocare?”. E il gioco non si può mollare.. Ci sono ‘apparizioni’ dell’uomo col cappuccio fuori casa per controllare i ‘giocatori’, di far capire loro che non è uno scherzo.

L’allarme di un nuovo pericolo via web risale a questa estate, a luglio scorso, per la sfida social dell’estate, che avrebbe messo a repentaglio i più giovani e i bambini. La Polizia Postale aveva messo in guardia dalla possibilità che adolescenti e bambini potessero essere contattati da questo profilo fake.

Ma chi si nasconde dietro l’account di Jonathan Galindo? Cercando in rete, sui vari social, sono diversi i profili che potrebbero essere riconducibili all’uomo col cappuccio nero. Riscontri reali e prove sull’esistenza di una persona fisica dietro questo account non ve ne sono. Ma la paura e la diffusione di questo tipi di giochi attrae proprio per i profili di mistero e ignoto che assume.

Prima di Jonathan Galindo, il gioco, denunciato in un servizio de Le Iene e prima ancora da Novaja Gazeta, dell’ultimo gioco a farsi male è stato il Blue Whale. Il giocatore, in questo caso, è un adolescente che ha deciso di togliersi la vita e lo comunica, sui social network, utilizzando un hashtag. Compiuto questo primo passo, viene contattato da un ‘curatore’ che gli assegna sfide via via più pericolose, una al giorno per 50 giorni, fino alla richiesta di un salto nel vuoto da un palazzo oppure di lanciarsi sotto a un treno.

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