Bonomi: “Temo che l’occasione Recovery non venga colta”

L'intervento di Carlo Bonomi all'assemblea di Confindustria, in un'immagine tratta dal profilo Twitter di Confindustria
L'intervento di Carlo Bonomi all'assemblea di Confindustria, in un'immagine tratta dal profilo Twitter di Confindustria, 29 settembre 2020. TWITTER CONFINDUSTRIA

MILANO. – Un confronto più disteso con il Governo non sembra aver cancellato le preoccupazione di Confindustria sul raggiungimento degli obiettivi del Recovery fund. A pochi giorni dall’assemblea di Roma, il presidente degli industriali, Carlo Bonomi, ribadisce che il piano messo in campo dall’Europa è una “grande opportunità per il Paese” ma si dice “molto preoccupato che questa opportunità non venga colta”.

Davanti alla platea dell’Ucimu, l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di macchine utensili, il numero di uno di Via dell’Astronomia affronta tutti i temi economici, dal rinnovo dei contratti al piano 4.0. Bonomi non nasconde un clima di collaborazione con il Governo perché a “parole ho visto un avvicinamento alle nostre idee”. C’è stata una apertura da parte del “Governo e noi cerchiamo di essere collaborativi e propositivi come Confindustria ha sempre fatto”, prosegue Bonomi.

Dal presidente degli industriali arriva poi la richiesta di una “Pubblica amministrazione efficiente, produttiva e competente”. E facendo nuovamente riferimento al Recovery fund, Bonomi sottolinea che si possono “mettere in campo tutti i soldi e le manovre che vogliamo ma se non abbiamo il software che funziona non si convertiranno mai in investimenti. Se ci mettiamo 200 miliardi ma 20 anni a realizzare un’opera non riusciremo mai a far rialzare l’economia”.

Da Confindustria arriva l’invito al Governo a puntare sul piano 4.0 perché “abbandonarlo è stato un errore” perché si tratta di uno strumento che aiuta la crescita. Quando in un Paese si “crea benessere – prosegue Bonomi – c’è un ritorno anche nei territorio. Quei territori dove gli imprenditori vivono e mandano i figli a scuola. E non vi dico quello che fanno gli imprenditori per le scuole, perché lo Stato pensa ai banchi a rotelle, noi alle cose essenziali”.

(di Massimo Lapenda/ANSA)

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