Peschereccio tunisino sperona motovedetta italiana, aperto il fuoco

Motovedetta della Guardia di Finanza in una foto d'archivio.
Motovedetta della Guardia di Finanza in una foto d'archivio. ANSA/ELIO DESIDERIO

AGRIGENTO. – E’ stato sorpreso dalla Capitaneria di porto di Lampedusa, mentre pescava – con tanto di reti calate in mare – in acque territoriali italiane, a 9 miglia dall’isolotto di Lampione. Un peschereccio tunisino non soltanto non s’è fermato all’Alt imposto dalle autorità italiane, ma ha invertito la rotta nel tentativo di fuggire, speronando anche una motovedetta.

Un inseguimento, durato ore e proseguito anche in acque internazionali, durante il quale le Fiamme gialle hanno aperto il fuoco sparando alcuni colpi di mitraglia in aria. Alla fine l’imbarcazione “Mohanel Anmed”, battente bandiera tunisina, è stata abbordata dai militari della Guardia di Finanza che hanno arrestato il comandante. E’ accusato di resistenza e violenza contro nave da guerra e rifiuto di obbedire a nave da guerra.

Sul motopesca, trasferito nel porto di Lampedusa e posto sotto sequestro, non c’erano migranti, né droga o armi. I controlli ai pescherecci rientrano in una strategia di contrasto – pianificata dal procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio e dall’aggiunto Salvatore Vella – all’immigrazione clandestina e al traffico di stupefacenti.

L’imbarcazione intercettata dalla Guardia Costiera mentre praticava un’attività di pesca illegale, è stata agganciata dalle Fiamme gialle che hanno inviato a supporto il Pv 7 Paolini del comando operativo aeronavale e una vedetta del reparto operativo aeronavale della Guardia di finanza di Vibo Valentia, entrambe di stanza a Lampedusa.

Durante l’inseguimento, durato alcune ore e filmato da velivoli del comando operativo aeronavale e dell’agenzia europea Frontex, nonostante l’esplosione di alcuni colpi in aria a scopo intimidatorio il peschereccio non solo ha cercato di evitare l’abbordaggio ma ha messo in atto una serie di manovre che hanno messo in pericolo l’incolumità degli stessi militari che cercavano di salire a bordo.

L’arresto del comandante viene commentato con favore dal presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, e dal senatore Enrico Aimi, capogruppo di Forza Italia nella commissione Affari esteri: “Oggi è stata scritta una bella pagina per la difesa dei nostri confini. La medesima fermezza deve essere impiegata anche nel contrasto all’immigrazione clandestina. La Tunisia non è un Paese in guerra, – ha detto Aimi – ha siglato convenzioni internazionali, ha firmato accordi economici internazionali e di rimpatrio, cosa aspettiamo a far rispettare le nostre leggi?”.

I controlli ai pescherecci – disposti dalla Procura di Agrigento fin dal luglio scorso – avevano portato al sequestro, sempre ad opera della Guardia di finanza, di un altro motopesca tunisino di 27 metri di lunghezza. In quell’occasione furono fermati 23 nordafricani con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, tutti poi scarcerati, accusati di avere trasportato illegalmente cinque cittadini tunisini, che avevano pagato 4.000 dinari a testa per essere trasportati dalle coste vicino al porto di Mahdia a Lampedusa, col sistema della “nave madre”: a poche miglia dall’isola i migranti sarebbero stati imbarcati su uno dei tre barchini a motore a disposizione del motopesca e indirizzati verso Lampedusa.

(di Concetta Rizzo/ANSA)

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