Turismo, a rischio quasi un milione e mezzo di posti di lavoro

La protesta degli operatori turistici e agenzie di viaggio in Piazza del Popolo.
La protesta degli operatori turistici e agenzie di viaggio in Piazza del Popolo.. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – Il 2019 era stato l’anno record per l’occupazione in ambito turistico ma la pandemia ha fatto bruscamente invertire la rotta e mette a rischio 1,3 milioni di posti di lavoro. A lanciare l’allarme Ente Bilaterale Nazionale Turismo, Federalberghi e Fipe alla luce del XII rapporto “Osservatorio sul mercato del lavoro nel turismo” che hanno realizzato sull’occupazione del 2019.

Le conseguenze più preoccupanti per il turismo, che nel 2019 valeva il 13% del Pil, sono quelle sull’occupazione: solo ad agosto e solo per alberghi e ristoranti sono state autorizzate 44 milioni di ore di cassa integrazione, corrispondenti a 254 mila mensilità a tempo pieno.

Ancora più allarmante è quanto riportato nella relazione di accompagnamento al decreto agosto: da gennaio a maggio 2020 le assunzioni nei settori turismo e terme si sono ridotte dell’80% per i contratti di lavoro stagionale e del 60% per quelli a tempo determinato. Per i prossimi mesi, le previsioni non migliorano, infatti, da agosto a fine anno, il Governo stima una riduzione delle assunzioni nell’ordine del 70%.

“Siamo ben lontani dall’uscita del tunnel – commenta il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca – e per salvaguardare le imprese e i posti di lavoro gli ammortizzatori sociali saranno necessari sino alla ripresa del mercato turistico. Servono inoltre misure di accompagnamento che promuovano il rientro in servizio dei lavoratori del settore, sostenendo le imprese che, nonostante il contesto sfavorevole, vorrebbero investire sulla ripartenza”.

Nel 2019 – secondo lo studio – gli occupati dipendenti nel settore turistico sono stati nella media dell’anno 1.300.512, con un aumento rispetto al 2018 del 4,7%. In particolare, si trattava di donne (52,6% sul totale) e i giovani (il 60,1% ha meno di 40 anni). Il turismo, sottolineano le associazioni, riesce in quello che nessun governo riesce mai a fare: far entrare nel mondo del lavoro due delle categorie che storicamente hanno più difficoltà a trovare un’occupazione. Il 46,3% risulta assunto a tempo pieno e il restante 53,7% a tempo parziale. Gli stranieri rappresentano il 25,0% della forza lavoro dipendente.

Nel dettaglio, le imprese ricettive contano una forza lavoro dipendente media annua pari a 269.530 unità, i pubblici esercizi 989.354, l’intermediazione 32.480, il termale 7.573 e i parchi di divertimento 1.575. Il numero delle aziende turistiche con lavoratori dipendenti è pari a 200.388 (media annua), di queste 27.365 appartengono al comparto ricettivo, 166.723 ai pubblici esercizi, 5.852 all’intermediazione, 252 al comparto termale e 196 ai parchi di divertimento. L’organico nel settore turismo è in media pari a 6,5 lavoratori dipendenti per azienda.

In particolare, nel comparto ricettivo hanno lavorato 9,7 dipendenti per azienda e in quello dei pubblici esercizi 5,9 dipendenti per azienda. Nell’intermediazione, invece, i dipendenti per azienda sono stati 5,5, mentre nel comparto termale e nei parchi di divertimento sono stati rispettivamente 29,9 e 7,5.

La Lombardia è la regione con più lavoratori dipendenti nel turismo con 234.795 unità. La seconda regione è l’Emilia-Romagna con 132.770 lavoratori, terzo il Lazio con 128.834. Seguono, il Veneto che occupa 128.400 lavoratori dipendenti e la Toscana che ne registra 95.833.

La provincia con più occupati nel turismo è quella di Milano con 111.708 lavoratori su un totale di 1.300.512 dipendenti. Al secondo posto si è classificata la provincia di Roma con 106.118 dipendenti. Terza la provincia di Napoli con 49.159 lavoratori nel turismo. Quarta la provincia di Venezia che ha registrato 37.332 dipendenti e quinta la provincia di Bolzano con 36.264 dipendenti.

(di Cinzia Conti/ANSA)

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