Israele sopra Usa per mortalità, 7mila casi in Gran Bretagna

Due ebrei si fanno una foto con la mascherina in Israele.
Due ebrei si fanno una foto con la mascherina in Israele. (ANSA)

ROMA.  – La paura dei numeri, lietmotiv nel film della pandemia globale e incubo ricorrente, a cadenza quotidiana, che rischia di oscurare ogni barlume di speranza. Le ultime 24 ore “di paura” le vive Israele dopo aver superato gli Usa nel rapporto tra morti da coronavirus e numero di abitanti.

Oltre ad essere in testa nella lista dei paesi con il più alto numero di nuovi contagi giornalieri rispetto alla popolazione. A rivelare questi ultimi conteggi è il ministero israeliano della della Difesa: da un suo rapporto emerge che  in base alla media calcolata nell’ultima settimana, per la prima volta il tasso in Israele è di 3.5 morti per milione di abitanti mentre negli Usa mè di circa il 2,2.

Ma a far tremare sono anche i numeri che vengono dalla Gran Bretagna dove oggi si è registrato il picco più alto di contagi da marzo: 7.143 nuovi casi a fronte di 200.000 test eseguiti. Spaventa anche l’impennata dei decessi: 71 nelle ultime 24 ore, la cifra più alta da fine dell’estate.

Gli ultimi dati israeliani rafforzano la possibilità di un prolungamento dell’attuale lockdown, in vigore fino all’11 ottobre,  la fine delle feste ebraiche, con il  primo ministro in persona, Benyamin Netanyahu, secondo cui il nuovo confinamento durerà probabilmente “più di un mese” e che ha fatto appello a “tutti i cittadini” affinchè osservino le regole “senza eccezione”.

In Europa, a destare preoccupazione resta anche la situazione di Parigi che teme una nuova stretta nonostante oggi nel Paese si registrino 8.000 nuovi casi, un cifra inferiore malle medie dell’ultima settimana. Nella capitale francese la situazione epidemiologica peggiora giorno dopo giorno e le cifre fanno sempre più presagire l’escalation allo status di “alerta massima”, come già a Marsiglia e Aix-en-Provence.

La decisione non è ancora stata presa, assicura il ministero della Salute -salvo la chiusura dei bar alle 22, delle palestre, e della limitazione a 1.000 persone per i grandi eventi pubblici- ed eventuali nuove misure verranno adottate sulla base di osservazioni settimanali, ribadisce. Però il timore è concreto, dal momento che ormai nell’Ile-de-France (regione della capitale) l’incidenza è di 156,8 casi su 100.000 abitanti, un livello che sale fino a 254/100.000 per la sola città di Parigi, pari a 5 volte la soglia di allerta e due volte e mezzo la media nazionale. Ad aggiungere tensione la penuria di reagenti per i tamponi, che induce la Francia a frenare la corsa ai test.

Diversi laboratori parigini sono costretti da qualche giorno a respingere le persone – spesso in attesa fuori dai locali per evitare assembramenti – perché non più in grado di praticarli. Alcuni giorni fa, il ministro della Salute, Olivier Véran, aveva smentito che esistesse un problema di mancanza di reagenti, ma fonti del ministero della Salute hanno precisato che – anche se non c’è un’emergenza – si può parlare di situazione di “ tensione”.

I responsabili dei laboratori francesi affermano che sugli ordini effettuati, si riceve in genere metà del previsto e con ritardi di alcune settimane. Il motivo è soprattutto la distribuzione, visto che soltanto una piccola parte dei prodotti necessari ai tamponi viene fabbricata in Francia o in Europa, e il mercato francese è in gran parte dipendente dalla produzione americana, cinese e sudcoreana.

Mosca intanto punta ancora sulla scuola per arginare le cifre e il sindaco della capitale russa, Serghiei Sobyanin, ha deciso di tenerle chiuse dal 5 al 18 ottobre, estendendo le vacanze scolastiche autunnali .

Lascia un commento