Reddito: si cambia, arriva app, “pausa” per 450mila

Persone sedute in attesa di presentare la domanda per il Reddito di Cittadinanza e navigator
Persone sedute in attesa di presentare la domanda per il Reddito di Cittadinanza.

ROMA.  – Primo giro di boa per il reddito di cittadinanza: mercoledì  settembre il sussidio si ferma per un mese per circa 450.000 nuclei famigliari che avevano iniziato a percepirlo fin dall’avvio, ad aprile 2019. E sul sussidio di disoccupazione il premier Giuseppe Conte anticipa una “app” e un sistema telematico centralizzato per affinare la selezione dei percettori e mettere fine agli abusi.

La scadenza più imminente per il Governo resta la Nota di aggiornamento al Def, che dopo qualche slittamento per le ultime limature dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri mercoledì 30. Il percorso dei conti pubblici che verrà messo nero su bianco – con un deficit attorno al 7% il prossimo anno e una crescita attesa in rimbalzo sopra il 5% dopo il -9% del 2020 – avrà impatto sulla legge di bilancio 2021 che ci si aspetta corposa: intorno ai 30-35 miliardi, per la prima volta da anni senza doverne stanziare oltre 20 per “sterilizzare” le clausole Iva.

Una cifra che sarebbe resa possibile dalla sospensione del Patto di stabilità europeo e dall’anticipo – su cui si trata con Bruxelles – di 20-23 miliardi delle risorse in arrivo dal recovery fund. Ancora incerto, invece, se in manovra sarà inserito l’assegno unico per i figli, previsto da un ddl all’esame del Parlamento.

Ma sul fronte del welfare è tempo di un “tagliando” per il reddito di cittadinanza, una misura salutata anche dalle istituzioni internazionali come salvifica per la tenuta dell’economia di fronte allo shock pandemico, ma che dall’opposizione chiedono di abolire. Di fronte ai casi di “furbetti”, il Presidente del Consiglio punta a “un network per offrire un processo di formazione e riqualificazione ai lavoratori”. Rappresenterebbe un passo avanti per colmare la lacuna principale della misura-bandiera dei Cinque Stelle, ossia la carenza di misure per il reinserimento nel mondo del lavoro.

Ma al contempo consentirebbe un monitoraggio più efficace: facendo dialogare i sistemi regionali dei centri per l’impiego con un unico “cervello” nazionale, si potrà incrociare meglio i percettori con le offerte di lavoro, verificando chi rifiuta le offerte perdendo il diritto all’assegno. La legge prevede infatti che perda l’assegno chi rifiuta una delle tre offerte di lavoro congrue ricevute.

Un meccanismo che “per ora” resta così come, fanno sapere fonti qualificate di Governo: non si esclude che l’emergenza Covid, insomma, possa rimescolare le carte.

Già a maggio di quest’anno le ministre Catalfo (Lavoro) e Pisano (innovazione) avevano  sottoscritto un protocollo d’intesa per realizzare un sistema digitale per migliorare l’efficienza del mercato del lavoro e per attuare il Sistema informativo del Reddito di cittadinanza. Da allora il lavoro è andato avanti e ora procede in tandem con Palazzo Chigi.

Per Catalfo, il rapido sviluppo del sistema informativo del Rdc e la piena integrazione e interconnessione della piattaforma digitale del Rdc per il Patto per il lavoro sono assolute priorità, con l’obiettivo di collegare tutti gli attori – Centri per l’impiego, ApL, Unioncamere, imprese etc. – per creare una grande rete nazionale che, contrariamente a quanto avvenuto finora, permetta il reale incrocio fra domanda e offerta di lavoro.

Il 30 novembre, intanto, il diritto al sussidio, fissato in una iniziale tornata di 18 mesi, decadrà per i percettori della prima ora.  Quasi mezzo milione (su 1,3 milioni di beneficiari), secondo le stime dell’Inps, che secondo la legge dovranno presentare nuova domanda a ottobre, con l’interruzione del beneficio per un mese nell’attesa della riconferma a novembre.

Fermo restando che la sospensione non riguarderà le pensioni di cittadinanza, nelle nuove domande bisognerà nuevamente dimostrare di avere i requisiti reddituali e patrimoniali: un Isee sotto i 9.360 euro, possesso di auto e moto nei limiti.

E ottenuto il rinnovo, il beneficio si perde se si rifiutano fino a due offerte di lavoro se troppo lontane da casa, come era consentito nei primi 18 mesi.

(di Domenico Conti/ANSA)

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