Progressi al summit Ue-Cina, ma l’intesa è lontana

La presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen.
La presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen. (ANSA/EPA)

BRUXELLES. – Qualche passo avanti c’è stato, ma per raggiungere un accordo sugli investimenti con la Cina “resta ancora molto, molto da fare su capitoli difficili”, in particolare “sull’accesso al mercato” per le imprese europee e “sullo sviluppo sostenibile”.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha riassunto con queste parole lo stato dell’arte nelle discussioni tra l’Unione europea e Pechino sull’intesa che in teoria dovrebbe essere chiusa entro fine 2020, ma che in pratica sarà molto difficile da raggiungere in così pochi mesi, dopo ben sette anni di tentativi.

La videoconferenza a cui hanno partecipato il presidente Xi Jinping, la cancelliera tedesca Angela Merkel ed i leader di Commissione, von der Leyen, e Consiglio europeo, Charles Michel, è stata l’occasione per tornare a discutere anche di un ampio spettro di argomenti, dal commercio al clima, dai diritti umani alla cooperazione nella ricerca di un vaccino sul Covid-19, dalla riforma del Wto ad un cyberspazio sicuro.

Temi spinosi, che in parte saranno approfonditi con dialoghi di alto livello, come confermato da Xi in una dichiarazione ai media cinesi. Soprattutto nei dossier che riguardano clima e digitale, funzionali proprio al raggiungimento dell’accordo sugli investimenti.

Qualcosa di buono c’è stato. Di buon auspicio per l’intesa è stata la firma di un accordo sulle indicazioni geografiche, così come i progressi sui capitoli che riguardano le imprese di proprietà dello Stato, i sussidi ed il trasferimento di know-how.  Ma, come ha evidenziato Merkel, sebbene sia “positivo e importante cercare di avere rapporti strategici con la Cina, occorre anche guardare la realtà e non farsi illusioni”.

Michel nella conferenza stampa finale lo ha ripetuto come un mantra: “La nostra relazione con la Cina deve essere basata su reciprocità, responsabilità ed equità”. E  “per l’accordo sugli investimenti non è una questione di tempo, ma di sostanza”, ha insistito  von der Leyen. “Sull’accesso al mercato, per  telecomunicazioni e computer ci sono restrizioni che devono essere rimosse, e lo stesso vale per il settore dell’automotive, giusto per nominarne due.  Lo stesso vale per lo sviluppo sostenibile. Vogliamo dei progressi. É il momento che la Cina dia prova che c’è un vero interesse di rafforzare e migliorare le cose”, ha avvertito la leader dell’esecutivo comunitario.

“Perché sull’accesso ai mercati non è questione di venirsi incontro, ma” di trovare la simmetria. “In altre parole, la Cina mci deve convincere” della bontà di chiudere il trattato, ha insistito.

Sullo sfondo restano poi le preoccupazioni europee per la legge sulla sicurezza di Hong Kong e l’erosione democratica, e per il trattamento riservato alle minoranze nello Xinjiang e in Tibet, dove l’Ue ha auspicato di poter inviare “osservatori  indipendenti”; ma anche  per il trattamento riservato ai difensori dei diritti umani e dei giornalisti. “Non abbasseremo lo sguardo”, ha evidenziato Michel.

Nei piani della presidenza tedesca e di Merkel, il 14 settembre a Lipsia sarebbe dovuto essere un giorno di svolta per le relazioni tra Unione europea e Cina, con un grande vértice per suggellare la nuova intesa. Ma alla fine si è ridotto ad una videoconferenza di un paio d’ore. Ufficialmente a causa della pandemia, ora però è tutto più chiaro.

 

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