“Trump minimizzò pericolo virus per evitare il panico”

Il presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump, con i membri del Task Force del Coronavirus mostra un grafico sulla pandemia durante una conferenza stampa alla Casa Bianca in Washington, DC,USA,
Il presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump, con i membri del Task Force del Coronavirus mostra un grafico sulla pandemia durante una conferenza stampa alla Casa Bianca in Washington, DC,USA, (ANSA/EPA/SHAWN THEW)

WASHINGTON. – Donald Trump sapeva con settimane di anticipo rispetto al primo decesso in Usa che il coronavirus era pericoloso, trasmissibile per via aerea, altamente contagioso e “cinque volte più fatale di una forte influenza”. Ma continuò a minimizzare per non creare allarmismo.

Il presidente è messo in grave imbarazzo da un nuovo libro, proprio nel giorno in cui annuncia la riduzione delle truppe in Iraq e gongola per la candidatura al premio Nobel per la pace grazie all’accordo tra Israele ed Emirati Arabi.

Dopo gli ormai bestseller della nipote Mary Trump e dell’ex avvocato personale Michael Cohen, ora a metterlo in difficoltà arriva ‘Rage’ (Rabbia), del leggendario reporter del Watergate Bob Woodward, cui aveva concesso per l’occasione 18 ampie interviste (registrate) tra dicembre e luglio.

Il presidente, secondo le anticipazioni, ha confidato al giornalista che sapeva da tempo della pericolosità mortale del virus. “Ho sempre voluto minimizzarlo per non creare panico”, ha ammesso. Dichiarazioni che contrastano con i frequenti commenti del tycoon e che hanno suscitato l’indignazione dei dem e del loro candidato alla Casa Bianca.

Il presidente “ha mentito agli americani sui pericoli del virus, la sua negligenza è costata vite e ha causato la recessione economica”, lo ha attaccato Joe Biden intervenendo in un comizio in Michigan “Non ha fatto il suo lavoro, di proposito”, ha denunciato.

La portavoce della Casa Bianca ha negato che Trump abbia minimizzato il virus e fuorviato l’opinione pubblica, assicurando che voleva solo esprimere calma. Ma Woodward riporta anche le dure parole del famoso immunologo Anthony Fauci, il membro più autorevole della task force della Casa Bianca contro la pandemia: “La durata dell’attenzione di Trump è un numero negativo” e la sua leadership è “senza timone”, “il suo unico scopo è essere rieletto”.

Il libro, che uscirà il 15 settembre, contiene altri giudizi pesanti di ex dirigenti della sicurezza, della difesa e dell’intelligence. L’ex capo del Pentagono James Mattis definisce il tycoon “pericoloso” e “inadatto” come commander in chief. L’ex capo della National Intelligence Dan Coat invece, scrive Woodward, “continua a coltivare la segreta convinzione, cresciuta anziché diminuire, benché non supportata da prove di intelligence, che Putin abbia qualcosa su Trump”.

Il presidente però tira dritto sbandierando la riduzione delle truppe in Iraq da 5.200 a 3.000 entro fine settembre, come annunciato dal generale Frank McKenzie, che guida il comando centrale Usa. Una mossa giustificata anche con la capacità ora delle forze locali di operare in modo indipendente e di impedire il ritorno dell’Isis, ma il parlamento iracheno aveva già votato a favore dell’uscita dei militari Usa dopo l’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani all’aeroporto di Baghdad. La Nato invece continuerà la sua missione, ha assicurato un funzionario dell’Alleanza Atlantica.

Trump comunque vuol mantenere la sua promessa di mettere fine alle ‘endless wars’ e nei prossimi giorni dovrebbe annunciare anche un’ulteriore riduzione delle truppe Usa in Afghanistan da 8.600 a 4.000 uomini. Intanto si dice “onorato” della nomina al Nobel per la pace formalizzata dal deputato norvegese Christian Tybring-Gjedde e ritwitta i post che ne parlano.

E’ un riconoscimento che sogna da tempo, dopo aver criticato quello assegnato a Barack Obama senza che avesse ancora fatto nulla. Aveva accarezzato l’idea dopo il primo summit con Kim Jong-un per la denuclearizzazione della Corea del Nord, vantando come sponsor il premier giapponese Shinzo Abe e l’endorsement del presidente sudcoreano Moon Jae-in. Ora spera di riceverlo come broker dell’accordo tra Israele ed Emirati, che sarà firmato alla Casa Bianca il 15 settembre.

Frattanto Biden in Michigan ha lanciato un piano fiscale per penalizzare le aziende operanti offshore e premiare quelle che investono in America. La proposta prevede una soprattassa del 10% (Offshoring Tax Penalty) per le società che portano all’estero produzioni e servizi rivendendoli poi negli Usa e un credito fiscale del 10% (‘Made in America’ Tax Credit) per quelle che investono nella creazione di occupazione domestica. Una mossa a favore della working class che rievoca l’America first di Trump.

(di Claudio Salvalaggio) (ANSA) –

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