Le fate di Kreidolf

Le fate di Kreidolf

È come se non sapessimo più che fandonie raccontare ai nostri bambini. Non c’è ormai quasi nessuno che parla delle fate, sembrano scomparse. Sono – erano – per certi versi l’ultimo rimasuglio popolare delle ninfe e delle ormai sconosciute “tre Parche” della mitologia greca e poi romana, creature da fiaba, parenti magici degli esseri umani che con noi convivono, seppure in un mondo perlopiù invisibile.

La transizione di queste creaturine all’epoca moderna è stata in qualche modo gestita dagli anglosassoni, con “Peter Pan” di J.M. Barrie o “Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll. Il Continente ha resistito un po’ più a lungo. L’ultimo grande fiabista ad occuparsi delle fate è stato il pittore, incisore e scrittore svizzero Ernst Kreidolf, con una serie di libri per bambini – molto riccamente illustrati – usciti attorno all’inizio del secolo scorso, soprattutto sulle “fate dei fiori”. L’immagine che appare qui sopra è caratteristica della sua produzione.

Kreidolf è nato nel 1863 a Tärgerwilen, nel cantone svizzero di Thurgau, ed è morto a Berna a 93 anni nel 1956. Per quanto i suoi libri – tra i più noti: Blumenmärchen (1898), Der Gartentraum (1911), Biblische Bilder (1924), Kinderzeit (1930) – siano stati molti popolari nei paesi di lingua tedesca, non hanno avuto quasi nessun impatto in Italia. La Burgerbibliothek di Berna conserva oltre cinquemila sue opere, tra quadri, schizzi e acquarelli. Un’attraente selezione di questi ultimi è visibile qui.

I tempi e gli stili sono cambiati – se non la tendenza a voler “umanizzare” la natura, che è alla base delle opere di Kreidolf. Noi lo facciamo però immaginando gli animali selvatici come dei peluches “coccolosi”, una visione non più realistica di quella del fiabista svizzero. Lo scopre ogni anno qualche turista che vuole abbracciare un orso…

James Hansen

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