In Bielorussia ancora arresti, paura per Alexievich

La scrittrice premio Nobel per la letteratura Svetlana Alexievich in Minsk.
La scrittrice premio Nobel per la letteratura Svetlana Alexievich in Minsk. EPA/STRINGER

MOSCA.  – Uno dopo l’altro, (quasi) tutti i membri del direttorio del Consiglio dell’Opposizione bielorussa sono stati arrestati. Ora che Maxim Znak è stato preso dagli ormai famigerati “uomini mascherati” di Alexander Lukashenko, manca infatti all’appello solo la premio Nobel per la letteratura Svetlana Alexievich.

Che fiutata l’aria – ma soprattutto uditi rumori sospetti sul pianerottolo e stanca di ricevere telefonate da numeri sconosciuti – ha fatto pesare la sua notorietà e ha lanciato un appello ai giornalisti: “Uomini sconosciuti vogliono entrare a casa mia”.  Così il suo appartamento di Minsk si è subito riempito di telecamere e macchine fotografiche. E di diplomatici.

A correre fisicamente in aiuto di Alexievich sono stati infatti un gruppo di funzionari di alcune ambasciate europee, tra cui quella svedese. La ministra degli Esteri Ann Linde ha twittato un’immagine dell’autrice a casa sua circondata dai diplomatici, che le fanno letteralmente scudo con i loro corpi. “Le molestie, gli arresti e l’esilio forzato degli oppositori in Bielorussia sono una grave violazione delle proteste pacifiche contro il regime. Sono felice di condividere questa foto”, ha scritto Linde.

Ma Alexievich non si è limitata a chiedere aiuto e protezione. “Voglio rivolgermi all’intellighenzia russa, chiamiamola così, secondo l’antica tradizione: perché tace?”, si è domandata sfidando al contempo i ‘fratelli maggiori’ di Mosca. “Sentiamo solo raramente una voce di sostegno. Perché tacete quando vedete un piccolo popolo orgoglioso che viene calpestato? Siamo ancora vostri fratelli. E voglio dire al mio popolo che gli voglio bene: sono orgoglioso di loro”, ha continuato la Alexievich smentendo le affermazioni delle autorità secondo cui il Consiglio dell’Opposizione avrebbe progettato “un colpo di Stato”: “Vogliamo solo far partire un dialogo nella società”.

Sia come sia, l’altra oppositrice di spicco, Maria Kolesnikova, è ricomparsa oggi, dopo ore di incertezza, solo per essere accusata di aver tentato di “usurpare illegalmente il potere” e dunque fatta oggetto di un’indagine criminale. Al momento, ha fatto sapere il padre, si trova in carcere a Minsk ed è la prima del “direttorio” (presidium, in russo) a Dover rispondere di un’accusa tanto grave.

L’ex candidata alle presidenziali Svetlana Tikhanovskaya, dal canto suo, ha chiesto l’immediato rilascio degli attivisti bielorussi detenuti. Ma Lukashenko ha ormai deciso per la linea dura. Con qualche ambiguità qua e là, come la sparata di oggi in cui apre (ancora) a nuove elezioni presidenziali ma solo dopo la convocazione dell’Assemblea del Popolo, a fine anno. Adesso tutti i riflettori sono puntati sull’imminente visita di Lukashenko a Mosca, opportunamente preceduta da un’intervista rilasciata a quattro media russi, tra cui l’emittente multilingua finanziata dal Cremlino RT.

Il leader bielorusso, che prima delle elezioni aveva adottato un tono critico con Mosca, ora ha cambiato registro e ha rispedito in patria con tante scuse i 33 russi arrestati perché accusati di essere mercenari della Wagner in missione per creare disordini.

Il timore è che il Cremlino voglia mettere definitivamente le mani sulla Bielorussia con una specie di annessione mascherata da partenariato rafforzato. Ipotesi smentite dal portavoce di Putin, Dmitry Peskov. “Non abbiamo nessuna intenzione di inghiottire la Bielorussia”, ha assicurato.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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