Voto ai diciottenni, impasse al Senato. Tensione Iv e M5s

Il momento della lettura dei risultati del voto di fiducia sul dl semplificazioni nell'aula del Senato
Il momento della lettura dei risultati del voto di fiducia sul dl semplificazioni nell'aula del Senato, Roma 4 settembre 2020. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – Al Senato è impasse sul voto ai diciottenni, mentre la legge elettorale e le riforme ad essa connesse, che lunedì hanno consentito al Pd di schierarsi per il sì al referendum, incespicano anche se non franano del tutto . Il centrodestra ha infatti iniziato nei due rami del Parlamento un ostruzionismo a tutto tondo proprio per mettere in difficoltà i Dem e le motivazioni che giustificano il loro sì al taglio dei parlamentari.

Un ostruzionismo destinato a proseguire, a cui si è unita al Senato l’ennesima fronda interna a M5s. Alla Camera, la Commissione Affari costituzionali avrebbe dovuto votare per l’adozione del Germanicum con il testo base della riforma elettorale, uno dei cavalli di battaglia del Pd per votare sì al referendum.

Già due volte questo voto era saltato a luglio per l’indisponibilità di Iv che ora ha dato il suo assenso a consentire prima del referendum questo primo passo puramente procedurale.

Ma a mettere i bastoni tra le ruote di Pd e Zingaretti è stato il centrodestra che, con Francesco Paolo Sisto, Felice D’Ettore, Igor Iezzi ed Emanuele Prisco, ha fatto ostruzionismo impedendo questo voto. Il presidente della Commissione Giuseppe Brescia non ha potuto far altro che rinviare a giovedì questo passaggio, mentre il Pd, con Stefano Ceccanti e Emanuele Fiano, ha espresso “stupore” per l’ostruzionismo del centrodestra.

“Ci stupisce lo stupore del Pd – ha replicato Maria Stella Gelmini – la Camera dei deputati ha altre regole rispetto alla segreteria di quel partito”. Vittoria Baldino (M5s), ha accusato il centrodestra di “giocare con le istituzioni”. “La Lega, la destra – ha detto Nicola Zingaretti – non vuole che le cose vadano avanti. Perché sono più bravi a raccontare i problemi dell’Italia e sono i peggiori a risolverli”.

In Senato è accaduto invece qualcosa di più imprevedibile. Alla conferenza dei capigruppo il centrodestra ha chiesto di non iniziare domani, bensì dopo il referendum, l’esame in Aula di una delle riforme volute dal Pd, cioè il voto ai 18enni per il Senato e l’abbassamento da 40 a 25 dell’età per diventare senatore, riforma già approvata in prima lettura dalla Camera nel luglio 2019, che però aveva introdotto solo il voto ai 18enni senza intervenire sull’età dell’elettorato passivo.

L’imprevisto è consistito nell’improvvisa fronda di una parte dei senatori di M5s contro l’abbassamento da 40 a 25 dell’età dell’elettorato passivo; la loro richiesta era di ritornare al testo originale approvato dalla Camera che ha solo abbassato da 25 a 18 l’età dell’elettorato attivo. Il Dem Dario Parrini, presidente della Commissione Affari costituzionali e relatore, ha accolto la richiesta di M5s per salvare la riforma.

Si torna quindi al testo Camera che a questo punto, se approvato da Palazzo Madama, avrebbe concluso la prima delle due letture conformi previste per le riforme costituzionali. Una decisione che ha lasciato insoddisfatta Iv che ha appoggiato inizialmente la richiesta di slittamento delle opposizioni. Adesso il testo va in Aula dove c’è da attendersi l’ostruzionismo del centrodestra per far slittare il voto a dopo il referendum, visto che il Senato sarà chiuso la prossima settimana per consentire la campagna referendaria.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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