Commercio: giù vendite luglio, crolla abbigliamento

Saldi post Covid in un negozio d'abbigliamento.
Saldi Covid in un negozio d'abbigliamento. (Ansa)

ROMA. – Meno acquisti di vestiti e molto più di utensili vari e di materiale di ferramenta: a luglio – si legge negli ultimi dati sul commercio al dettaglio diffusi dall’Istat – le vendite in valore si sono ridotte del 2,2% rispetto al mese precedente e del 7,2% nel confronto con lo stesso mese del 2019.

Ma se per l’abbigliamento si registra una vera e propria debacle, complice anche, secodo alcuni osservatori, il rinvio dei saldi,  con un calo del 27,9% rispetto al luglio 2019 per gli utensili e il materiale da ferramenta si è registrato invece un incremento su luglio 2019 del 3,2%. Si tratta dell’unico settore in crescita.

Si conferma poi il boom dell’online con un progresso, sempre nel periodo preso in esame dall’Istituto di statistica dell’11,6% tendenziale a fronte del calo delle vendite dell’11,7% per le imprese operanti su piccole superfici.

Se si guarda ai primi sette mesi dell’anno il commercio nel suo complesso ha segnato una flessione dell’8,5% ma con differenze ampie a seconda del canale di vendita; il comercio elettronico, anche grazie al lockdown e alla chiusura della gran parte dei negozi che vendevano prodotti non alimentari, ha segnato un aumento del 28,5% rispetto ai primi sette mesi dell’anno precedente.

Mentre le imprese operanti su piccole superfici , ovvero i negozi più piccoli, cosiddetti di quartiere , hanno segnato un calo del 14,6% delle vendite (-3,9% quelle che vendevano alimentari e -20% quelle che commerciavano prodotti non alimentari).

La grande distribuzione nei primi sette mesi ha invece tenuto registrando un calo del  3,9% , con  una crescita del 4,4% per il comparto alimentar e invece una flessione marcata del -19,3% per il non alimentare.

Rispetto a giugno il calo del 2,2% delle vendite al dettaglio in valore è il risultato del -1% delle vendite degli alimentari e del -3,2% del settore non alimentare. A luglio rispetto allo stesso mese del  2019 il ribasso del 7,2% delle vendite è il risultato di un -1,1% nelle vendite degli alimentari e del -11,6% per il non alimentare.

Oltre all’abbigliamento (-27,9%), il settore che ha perso di più su base tendenziale è stato quello delle calzature e degli articoli in cuoio e da materiale da viaggio con un vistoso -17,3%. Sono aumentate solo le vendite per il bricolage forse legate a un’attenzione maggiore alla casa dopo il confinamento forzato nella propria abitazione per un periodo molto più lungo evidentemente di quelli abituali.

Un crollo tendenziale a due cifre si è avuto anche per i prodotti farmaceutici (-10,2%), per i giornali e le riviste (-13,4%), per gli elettrodomestici e le Tv (-14,9%).

Preoccupazione per i dati è stata espressa dalle associazioni dei commercianti e dai consumatori che parlano di dati “allarmanti”. La Confcommercio che nelle scorse settimane aveva posto l’accento sul calo record dei consumi, commenta il calo delle vendite parlando di dati preoccupanti, ma ricorda che per l’abbigliamento e le calzature ha pesato lo spostamento dei saldi ad agosto, mese per il quale è previsto un rimbalzo.

La Confesercenti sottolinea  che “la crisi del commercio, innescata dal lockdown, non è ancora finita” e per questo chiede al Governo interventi a sostegno delle famiglie per incrementare la spesa e i consumi. Il Paese, – scrive in una nota il presidente dell’unione consumatori, Massimiliano Dona – invece di migliorare, arretra.

Dopo l’inevitabile rimbalzo di giugno, dovuto alla riapertura iniziata solo dal 18 maggio di tutte le attività commerciali al dettaglio, non solo a luglio non si completa il recupero, finendo di colmare il gap esistente con la fase pre-crisi, ma addirittura si regredisce. Peggio di così non si può”.

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