Conte, quattro mesi per sfida riforme e soluzione Mes

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, partecipa alla cerimonia di chiusura dell'EuroScience Open Forum a Trieste.
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, partecipa alla cerimonia di chiusura dell'EuroScience Open Forum a Trieste. (Ufficio Stampa Palazzo Chigi)

BEIRUT. – La trattativa interna al governo, quella con la commissione Ue, il nodo Mes. Giuseppe Conte ha 4 mesi per dirimere un rebus che oggi appare complicatissimo. Il 9 settembre il capo del governo, assieme al ministro per gli Affari Ue Enzo Amendola darà il calcio d’inizio alle linee guida sul piano riforme. Dal 15 settembre comincerà la “trattativa” con l’Ue. Una trattativa alla quale il premier vuole presentarsi con cronoprogramma ben stabilito, di modo da avere il prima possibile l’anticipo delle risorse del Recovery Fund. Ma prima dovrà trovare la quadra nel suo governo.

La corsa ai progetti per il rilancio del Paese, all’interno della maggioranza, è già iniziata e vede, come nodo finale, l’attivazione del Mes. Conte ha tutte le intenzioni di rinviare il dossier Mes a dopo le Regionali. Ma la pressione del Pd e di Iv, con l’avvicinarsi del 20 settembre aumenta. Non è un caso che negli schemi preparatori dei progetti per il Recovery Plan la sanità abbia un ruolo marginale.

Per quel settore, infatti, tutto il governo tranne il M5S vuole usare i 36 miliardi del Mes. “I nostri sindaci lo aspettano, non è rinviabile”; tuona il capogruppo Pd Andrea Marcucci. Ma sono diverse le ombre che circondano governo Conte II. In primis, l’esito delle Regionali.

Poi, c’è il futuro del M5S. Dopo il voto ci sarà un’accelerazione. A ottobre, secondi fonti qualificate del Movimento, gli ormai attesissimi Stati Generali dovrebbero avere luogo. E Luigi Di Maio, sebbene ribadisca la sua intenzione di non tornare a fare il capo del M5S, avrà un suo peso specifico, accresciuto dalla campagna referendaria, che vede il titolare degli Esteri in prima linea. I

l bivio resta tra quello di leadership collettiva e capo politico unico. L’ala governista vuole la prima opzione. “Milano” – che fa perno sull’asse Davide Casaleggio-Alessandro Di Battista – protende per la seconda. Di Maio, in uno schema che lo vede ormai in una stabile tregua con Conte, sembra preferire la prima strada. Ma c’è da superare l’ostacolo degli equilibri tra Rousseau e i gruppi parlamentari, ai quali la piattaforma è sempre più invisa.

Una sconfitta per 5 a 1 alle Regionali per il centro-sinistra, aumenterebbe i venti di crisi. Ma, a dispetto del voto, il rimpasto sembra più che una possibilità. “Per il Pd è inevitabile”, spiega una fonte del Movimento. Ma anche tra i Cinque Stelle, sotterraneamente, è cominciata la “corsa” al governo. E se il premier si troverà di fronte alla strada obbligata di un rimpasto “corposo”, il passo al Conte ter – con eventuale nuova fiducia alle Camere – non è così lungo.

Per ora il capo del governo gioca una partita all’insegna dell’equilibrio. Domani, il blitz alla festa dell’Unità di Modena sarà per Conte un trampolino ideale per parlare all’elettorato Dem. La sua presenza non era né scontata né annunciata.

Una telefonata con Nicola Zingaretti ha ridefinito l’agenda di Modena. Tra qualche brusio nel Movimento. Anche se, sottolineano a Palazzo Chigi, Conte non si è mai risparmiato di fronte alla possibilità di partecipare alle feste di partito. Lo ha fatto con Fdi, con Leu. E, ovviamente, con il M5S. Intanto, il premier dà un’accelerazione a un piano a lui” caro”, il progetto Cashless. Ieri sera l’arrivo a Beirut per una delicata missione.

(dell’inviato Michele Esposito/ANSA)

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