Disgelo sindacati-Confindustria, prove di dialogo

Un operaio metalmeccanico.
Un operaio metalmeccanico. (Ansa)

ROMA. – Un incontro di oltre tre ore quello tra sindacati e Confindustria, con al centro la partita più difficile: il rinnovo dei contratti. Ormai sono scaduti gli accordi che regolano i rapporti di lavoro di ben 10 milioni di lavoratori solo nel privato. Un faccia a faccia atteso, il primo dopo il rinnovo dei vertici di Confindustria, con Carlo Bonomi presidente. Un colloquio definito “utile” da entrambe le parti.

Tra i due fronti le scintille in questi mesi non sono mancate ma il numero uno degli industriali ha espresso “fiducia” per l’appuntamento con Cgil, Cisl e Uil già all’avvio del confronto. “Serve convergere” su una serie di punti: “nuovi ammortizzatori, politiche attive del lavoro, più formazione, ruolo della agenzie per il lavoro, contratti”, scrive su Twitter.

Il riferimento va alle “intese del 2018”, a criteri “seri” di rappresentanza,  al trattamento economico minimo, passando per il salario di produttività e il welfare. Tutti cardini del Patto della Fabbrica, l’intesa trovata più di due anni fa nata per contrastare interventi di legge sul salario minimo, rivendicando su questo terreno la competenza delle parti sociali. Ma tra gli obiettivi c’era anche lo stop al dumping contrattuale, evitando la proliferazione di accordi pirata. Un risultato da raggiungere attraverso la misurazione della rappresentanza anche datoriale.

Certo adesso il quadro è cambiato. Anzi è stravolto. La crisi innescata dal Covid è ben presente a tutti i soggetti del confronto. Ed è anche chiara la sfilza di contratti da rinnovare, da quello della sanità privata a quello dei metalmeccanici. Sul primo però la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, parla di “buone notizie”, visto che Confindustria si è impegnata a sbloccare l’accordo. Restano invece da scegliere i nodi che hanno congelato il rinnovo degli alimentaristi. Su questo, dice il leader della Cgil, le “differenze” ci sono.

La volontà di rinnovare i contratti è quindi però un obiettivo condiviso il problema è come? Bonomi nei giorni scorsi ha parlato di rivoluzionare i contratti, archiviando il método del “vecchio scambio di inizio Novecento tra salari e orari”. Un approccio che ribadisce ma non si tratta di pensare al taglio dei tempi da passare in fabbrica o in ufficio. “Non è quella la strada”, spiega Bonomi. La Uil con Pierpaolo Bombardieri avverte che le intenzioni saranno “valutate sui fatti”, assicurando che “nei luoghi di lavoro non c’è alcun sentimento anti-industriale”.

Forte, poi, la presa di posizione di Bonomi sul fisco: “Serve una riforma organica: questo Paese non può pensare che sia la tassazione del mercato del lavoro a mantenere tutto il resto, dobbiamo avere il coraggio di pensare alla tassazione anche di altri comparti”.

Per ora non ci sono altri incontri in programma. D’altra parte quello di oggi ha rappresentato un “primo approccio” pur se, garantisce Bonomi, “da imprenditore sono ottimista” e c’è quella che definisce la necessità di dare “un segnale di fiducia” visto il “clima di incertezza”.

Serviranno quindi altri appuntamenti per tornare sul Patto della fabbrica: “l’impianto è giusto ma non nascondo che devono essere chiariti dei punti” per esercitare la contrattazione, evidenzia il numero uno degli industriali. Senza contare che c’è anche da affrontare il tema della pensioni.

E poi un appello ai sindacati. Occorre, incalza Bonomi,  “rispondere a quel clima anti-industriale che non arriba  all’interno delle fabbriche” ma “sapete benissimo delle minacce ricevute dai colleghi, come anche proiettili. Auspico che semmai dovesse succedere di nuovo ci sia una presa di posizione forte da parte dei sindacati senza se e senza ma”.

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