Amarcord: Pallacanestro, 5 anni fa la Vinotinto saliva sul tetto d’America

Cinque anni fa la Vinotinto dei canestri vinceva la Liga de las Américas. foto cortesia

CARACAS – La nazionale venezuelana di basket era arrivata in Messico con il cartello di vittima sacrificale del torneo Fiba Las Americas, ma in 14 giorni i ragazzi allora allenati da Néstor ‘Che’ García si trasformarono sul parquet messicano in veri e propri gladiatori. Nella prima fase i ‘vinotintos’ erano stati inseriti nel girone insieme a Cuba, Porto Rico, Canadá ed Argentina.

Il periplo del Venezuela era iniziato con la pesante vittoria 73-52 contro Cuba, la squadra più facile della prima fase, poi avevano sfidato il quintetto portoricano battendolo con uno ‘score’ di 74-63. Con questo risultato, la vinotinto aveva centrato l’obiettivo stabilito ai nastri di partenza: superare il primo turno e lavare l’immagine della nazionale dopo la bruttissima prestazione durante i giochi Panamericani, nei quali avevano chiuso il torneo con il magro bottino di 1 vittoria e 4 sconfitte.

Sempre per la prima fase si erano disputate le gare con Canada (ko 82-62) ed Argentina (sconfitta 77-68). Nella seconda manche della manifestazione le migliori tre classificate si sarebbero portate a casa non solo la medaglia, ma anche un biglietto per i giochi olimpici di Rio 2016. Ai nastri di partenza, le contendenti a questi pass erano le più blasónate: Argentina, Messico, Porto Rico, Dominicana e Canada. Le pretendenti alla vittoria finale avevano nel roster, nomi del calibro di Scola, Nocioni, Ayón, Barea, Balkman, García, Wiggins, che avevano nel palmares diverse stagioni nella Nba.

Nel secondo turno del torneo i ragazzi di ‘Che’ García avevano affrontato nell’ordine: Repubblica Dominicana (vittoria per 72-68), Messico (ko 73-70), Uruguay (sconfitta 77-75) e Panama (successo per 75-65). Ma nelle semifinali era arrivata, la più grata delle notizie: la qualificazione ai giochi di Rio 2016. In questa fase, la nazionale aveva superato con il risultato di 78-79 il più blasonato Canada, che schierava diversi Nba nel suo roster.

La nazionale venezuelana aveva nel suo Dna queste doti: l’energia con Colmenares, la prestanza fisica con Marriaga, la versatilità con Graterol, la difesa con Ruiz, la gioventù con Javinger Vargas e García, la leadership con José Vargas, l’imprudenza con Cox, la velocità con Lewis Padrón, l’intensità con Gregory Vargas, l’intelligenza con Cubillán e la ribellione con Guillent. Tutti questi elementi il condottiero Néstor ‘Che’ García li aveva saputi amalgamare per far trasformare la vinotinto in una squadra vincente e capace di fa tremare le grandi del continente.

E basti pensare che in questa squadra mancavano campioni del calibro di Luis Bethelmy e Grégory Echenique per infortunio e l’Nba Greivis Vásquez per differenze con il presidente della fedrazione Carmelo Cortez.

I 12 campioni durante i 14 giorni che era durato il torneo avevanoo saputo nascondere le proprie debolezze (l’altezza dei giocatori) e mettere in mostra le virtù: la difesa, riuscendo ad avere un’ottima percentuale nei rimbalzi nel possesso palla.

La squadra arrivata in Messico con l’etichetta di comparsa uscì poi tra gli applausi dei presenti nel ‘Palacio de los Deportes’. Dopo questo ‘Torneo Fiba de las Americas’, il Venezuela era riuscito ad inserire un giocatore tra i migliori cinque del torneo: il ribelle Heissler Guillent circondato da mostri sacri del calibro di Ayón, Nocioni, Wiggins, Scola.

Di questa generazione non resta che dire che era riuscita a migliorare la performance dei famosi ‘Eroi di Portland’, che nel ’92 raggiunsero i giochi e persero in finale con il Dream Team di Jordan & compagni.

(di Fioravante De Simone)

 

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