Polizia uccide il militante che sparò a fan di Trump

Un poliziotto in azione durante le proteste contro il razzismo in Usa.
Un poliziotto in azione durante le proteste contro il razzismo in Usa. (Ansa)

un candidato che invoca legge e ordine nella nazione”.

L’ultima vittima, per mano della polizia, é Michael Reinoehl, 48 anni, membro del movimento antagonista Antifa e ricercato per aver ucciso negli scontri di sabato scorso a Portland (Oregon) il 39enne Aaron Danielson, militante di un gruppo di estrema destra filo Trump.

“Perché la polizia di Portland non arresta il killer a sangue freddo di Aaron ‘Jay’ Danielson? Fate il vostro lavoro e fatelo velocemente. Tutti sanno chi è questo delinquente. Nessuno stupore se Portland sta andando all’inferno!”, aveva twittato il presidente invocando il dipartimento di giustizia e l’Fbi.

Poche ore dopo la polizia ha rintracciato Reinoehl a Lacey, nello Stato di Washington, a circa 200 km a nord di Portland, e lo ha ucciso. Secondo la ricostruzione degli investigatori, il sospetto ha lasciato l’appartamento dove si trovava ed é salito in auto.

“Sapevamo che era armato, gli agenti lo hanno affrontato e ad un certo punto hanno sparato contro il veicolo”, ha riferito il vice sceriffo della contea Ray Brady. “L’uomo ha tentato di scappare e sono stati esplosi altri colpi”, ha aggiunto, precisando che a fare fuoco sono stati quattro poliziotti.

Reinoehl aveva confidato in precedenza al sito Vice News di aver ucciso Danielson ma per autodifesa: “Non avevo scelta. O meglio, ne avevo una, avrei potuto sedermi e vedere uccidere uno dei miei amici di colore, ma non l’ho fatto”, ha raccontato, spiegando di non essersi costituito nel timore che la polizia, con cui a suo avviso collaborano i militanti di destra, non l’avrebbe protetto.

L’uccisione era avvenuta a Portland durante uno scontro tra militanti del movimento “Black Lives Matter” e un corteo con oltre 600 auto di mille sostenitori di Trump, “vigilanti” appartenenti a gruppi di estrema destra come Patriot Prayer e Proud Boys. Questi ultimi avevano usato proiettili di vernice e spray urticanti.

Reinoehl partecipava regolarmente alle proteste razziali di Portland, iniziate dopo la morte di George Floyd e che proseguono da 100 giorni, e faceva parte del team sicurezza dei manifestanti contro i provocatori. “Sono al 100% Antifa”, aveva scritto a giugno su Instagram, riferendosi al movimiento antifascista che usa anche le maniere forti nelle sue iniziative. Padre di due figli, si descriveva sui social come un veterano dell’esercito e uno snowboarder professionista.

In luglio, durante le proteste, gli era stato ordinato di presentarsi in tribunale, con l’accusa di porto d’arma carica in pubblico e di resistenza a pubblico ufficiale. In un altro caso, era stato accusato anche di guida sotto l’uso sostanze pericolose e possesso di armi dopo che aveva sfidato il figlio 17enne in una corsa d’auto.

Diverse centinaia di dimostranti si sono radunati a Portland per protestare contro l’uccisione del loro compagno. “C’e’ sangue sulle vostre mani, avete ucciso Michael Reinoehl”, uno degli slogan della mobilitazione.

La tensione resta alta anche a New York dopo il caso di Daniel Prude, l’afroamericano incappucciato da sette agenti (ora sospesi) e morto asfissiato: un’auto pirata ha caricato la folla a Times Square durante una protesta con slogan all’insegna del “Black Lives Matter”.

(ANSA).

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