Al Senato fiducia “thrilling”. M5S al bivio Rousseau

Aula del Senato della Repubblica, inizio della discussione del disegno di legge sulla semplificazione e l'innovazione digitale
Aula del Senato della Repubblica, inizio della discussione del disegno di legge sulla semplificazione e l'innovazione digitale. Roma 3 settembre 2020 ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA. – Ogni giorno ha la sua pena in questa maggioranza che, tra sospetti e recriminazioni, si avvia alle Regionali del 20 settembre. Dopo il caso dell’emendamento “anti-Conte” sull’intelligence sarà Palazzo Madama, nelle prossime ore, ad essere teatro di una fiducia “thrilling” sul dl semplificazioni. Nel pomeriggio, infatti, nel Movimento emergono i malumori su alcune proposte contenute – come quella sul doppio lavoro per i docenti universitari – del maxiemendamento che sarà messo al voto in Aula.

E i numeri risicati del Senato non preludono ad una mattinata tranquilla. Ma il caos interno ai pentastellati è di più ampio respiro, si proietta fino agli Stati Generali chiamati a definire il futuro del Movimento e riguarda, innanzitutto, il ruolo di Rousseau. Con una trentina di parlamentari che, secondo alcune fonti del M5S, sarebbero pronti a lasciare se la scelta tra leadership collegiale e capo politico unico fosse affidata esclusivamente al voto online degli iscritti.

Il blitz della fronda anti-Rousseau arriva perché, secondo le medesime fonti, i vertici avrebbero “in preparazione” la votazione sulla piattaforma già prima delle Regionali. Timing che gli stessi vertici non confermano. Ma che ci sia un “caso” Rousseau è sotto gli occhi di tutti. Davide Casaleggio appare inviso ad un numero via via crescente di parlamentari e, tra i “big” del Movimento, sembra poter contare solo sulla sponda di Alessandro Di Battista e Vito Crimi.

I gruppi vogliono avere voce in capitolo sulle decisioni del Movimento, a prescindere dal format della futura leadership. Il blitz anti-Rousseau va a colpire, anche Alessandro Di Battista. L’ex deputato in questi giorni guarda da lontano ai movimenti interni ai Cinque Stelle. Ma, fedele all’ortodossia casaleggiana, è uno dei fautori del voto online.

Sulla collegialità della leadership Di Battista non si è ancora espresso ma appare chiaro che una sua eventuale candidatura avrebbe maggior consenso tra gli iscritti che nei gruppi parlamentari. Anche perché, diversi big del M5S propendono per la collegialità, incluso Luigi Di Maio,chiamato anche lui a dirimere, in maniera ufficiosa, i mille nodi del Movimento.

La reggenza di Crimi volge al termine. Il capo politico è chiamato a schivare il “j’accuse” che gli arriverà da diversi esponenti per la sconfitta e le mancate alleanze alle Regionali. Probabile che, subito dopo il voto, getti le basi per gli Stati Generali, nominando il comitato ad hoc. Ma il rischio – è la protesta di diversi parlamentari – è che si arrivi al congresso con i giochi già fatti. Da qui la sortita anti-Rousseau. Sortita che ha un limite: il passaggio da capo politico a leadership collettiva può avvenire solo cambiando lo Statuto. Ed è altamente improbabile che i vertici decidano di far votare lo Statuto ad una platea diversa dagli iscritti.

I tormenti pre-Regionali investono anche un Pd che, secondo gli ultimi sondaggi, solo in Campania è sicurissimo di vincere. “Il Pd è la forza garante alle alternative alle destre”, sottolinea Nicola Zingaretti mettendo già in campo la trincea contro chi, dopo il voto, vorrebbe defenestrarlo. La mia leadership non è in discussione, sottolinea, in sostanza, da Venezia. Mentre Enrico Rossi inoltra l’ennesimo appello agli elettori del M5S al voto disgiunto per blindare la vittoria di Eugenio Giani.

Dalla festa dell’Unità di Modena, il presidente della Camera Roberto Fico sparge tranquillità: “l’asse M5S-Pd supererà sicuramente le Regionali. Il governo deve andare avanti, c’è il Recovery Plan”. Toccherà a Giuseppe Conte, tuttavia, tenere governo e Regionali su due piani distinti.

Dopo il silenzio estivo il premier tornerà in scena sabato. Prima alla Festa del Fatto, poi a Cernobbio. “Non si sottrarrà alle domande”, assicurano dal suo staff. Il rilancio del Paese attraverso le risorse del Recovery Fund è la stella polare attorno a cui Conte vuole rinsaldare il patto di governo. E, presto, il premier si spenderà anche sulla tanto contestata riapertura delle scuole. Forse con una conferenza stampa, già lunedì sera.

(di Michele Esposito/ANSA)

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