Bufera sulla Pelosi senza mascherina, Trump attacca

La speaker del Congresso Nancy Pelosi.
La speaker del Congresso Nancy Pelosi. EPA/JIM LO SCALZO

WASHINGTON. – É bufera su Nancy Pelosi, la speaker della Camera del Congresso americano acerrima rivale di Donald Trump. La terza carica dello Stato è scivolata su una visita dal parrucchiere nella sua città di adozione, San Francisco.

Non ci sarebbe nulla di male: peccato che nella città californiana i saloni di bellezza sono ancora chiusi a causa delle restrizioni legate alla pandemia. Non solo, le immagini mostrate da Fox News ritraggono la speaker che si aggira nel locale, unica cliente, senza la mascherina, al contrario della persona che stava lavorando alla sua acconciatura.

Insomma, una gaffe molto imbarazzante trasformatasi col passare delle ore in una feroce polemica politica, partita dai social media e subito cavalcata dal presidente americano. Una polemica che rischia di sfociare in una vera e propria crisi istituzionale, con alcune voci che evocano addirittura lo spettro delle dimissioni.

Musica per le orecchie del tycoon che ha ormai una lunga storia di scontri con la leader democrática in Congresso. E che non mai ha digerito lo schiaffo ricevuto alla fine dell’ultimo discorso sullo stato dell’Unione, nel gennaio scorso, quando Pelosi davanti alle telecamere stracciò la copia dell’intervento presidenziale.

“Nancy Pelosi la pazza – ha twittato l’inquilino della Casa Bianca – sta per essere massacrata per essere stata in un salone di bellezza aperto mentre tutti gli altri sono chiusi, e per non aver indossato la mascherina, nonostante dia costantemente lezioni agli altri”.

“Quasi certamente riprenderemo la Camera e faremo fare i bagagli a Nancy”, ha aggiunto il presidente riferendosi all’Election Day del 3 novembre, quando si voterà anche per rinnovare gran parte del Congresso.

E in una San Francisco ancora parzialmente in lockdown, monta la rabbia degli esercenti costretti fino ad oggi alla chiusura, che vedono la vicenda Pelosi come un vero e proprio schiaffo nei loro confronti. In molti post poi (alcuni dei quali ritwittati da Trump) si riprende la polemica contro il voto per posta: “Se Nancy Pelosi può andare a tagliarsi i capelli in persona, allora si può votare in persona”.

Insomma, per la speaker la giornata più nera, quella in cui deve incassare anche la sconfitta nelle primarie di Joseph Patrick Kennedy III, di cui aveva sostenuto la rielezione a deputato e battuto invece dall’avversario appoggiato dall’invisa Alexandria Ocasio-Cortez.

“Il salone di bellezza aveva l’autorizzazione a prendere appuntamenti con una sola persona”, la timida difesa abbozzata dallo staff della speaker. Ma oramai la frittata è fatta.

Intanto Trump, protagonista di un nuovo duello a distanza con Joe Biden grazie a due comizi in contemporanea, ha attaccato duramente anche la sindaca di Washington Muriel Bowser, rea di aver messo nel mirino diversi simboli della capitale.

L’ennesimo capitolo della cosiddetta “guerra delle statue”, con  una commissione cittadina che ha suggerito per oltre 150 tra monumenti, edifici, scuole e parchi il cambio di nome, la loro contestualizzazione o la loro rimozione.

La lista, elaborata dopo le proteste per l’uccisione di George Floyd da un gruppo di lavoro, comprende monumenti iconici come l’obelisco del George Washington Memorial, il Jefferson Memorial e le statue di Cristoforo Colombo e dell’ex presidente americano Andrew Jackson.

“Finchè il presidente Trump sarà alla Casa Bianca – la dura reazione della portavoce presidenziale – queste irresponsabili raccomandazioni non andranno assolutamente da nessuna parte. La nostra capitale appartiene al popolo americano e la sindaca dovrebbe vergognarsi per il solo fatto di aver suggerito queste proposte”.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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