Legge elettorale: Germanicum in aula il 28 settembre

Risultati della votazione finale sul decreto Cura Italia in Aula della Camera
Risultati della votazione finale sul decreto Cura Italia in Aula della Camera, Roma, 24 aprile 2020. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – Colpo di acceleratore sulla legge elettorale e sul pacchetto di riforme costituzionali su cui a ottobre scorso la maggioranza concordò prima di votare il taglio dei parlamentari. La conferenza dei capigruppo della Camera ha infatti calendarizzato in Aula il Germanicum, la legge proporzionale con soglia al 5%, per il 28 settembre, e la legge Fornaro per il 25.

Il Senato voterà invece la prossima settimana l’estensione ai diciottenni del diritto di voto per il Senato. Questa accelerazione del pacchetto di riforme tese ad attenuare gli effetti del taglio dei parlamentari consentirà al segretario del Pd, Nicola Zingaretti, di proporre alla Direzione Dem lunedì prossimo il sì al referendum, anche in chiave di rafforzamento dell’alleanza con M5s.

Referendum su cui M5s ha confermato di puntare ma sul quale cresce il fronte del No. Alla conferenza dei capigruppo di Montecitorio Pd e M5s hanno strappato a Iv il via libera alla calendarizzazione del Germanicum per il 28 settembre. Maria Elena Boschi ha dato l’assenso nonostante le riserve di merito a questo sistema elettorale.

D’altra parte tra i deputati renziani si è scettici sul fatto che la Commissione Affari costituzionali riesca a concludere entro il 28 l’esame della legge elettorale, il cui testo base deve essere votato martedì prossimo, testo sul quale poi devono essere presentati e votati gli emendamenti. Questi saranno numerosi, anche perché il centrodestra è pronto a dare battaglia.

La calendarizzazione ha spinto il capogruppo Pd Graziano Delrio a esprimere “soddisfazione per l’accelerazione” delle riforme, visto che approderà in Aula, il 25, anche la legge Fornaro che rende possibile la parificazione dei sistemi elettorali di Camera e Senato, mentre a palazzo Madama va avanti l’altra riforma costituzionale cara ai Dem, cioè il voto ai diciottenni per il Senato: “il patto sulle riforme tiene” assicura Delrio.

L’avanzamento del pacchetto, che deve attenuare gli effetti negativi del taglio dei parlamentari, fa esultare i Dem, soprattutto quelli che spingono per il sì al referendum. Questi oggi si sono riuniti in un convegno a Montecitorio guidato da Maurizio Martina e Stefano Ceccanti.

L’aspetto un po’ paradossale è che sul sì al referendum Zingaretti è appoggiato soprattutto da quanti al congresso sono stati suoi antagonisti (Martina e l’area Lotti-Guerini), mentre per il “no” si stanno esprimendo molti suoi sostenitori alle primarie (a cominciare da Cuperlo). Per uscire dalle difficoltà il segretario punta lunedì a far parlare quei dirigenti finora silenti, come il ministro Franceschini.

Intanto la Corte costituzionale esaminerà un ricorso di +Europa contro un aspetto dell’attuale legge elettorale che il Germanicum conferma, vale a dire che per presentare le liste occorrono tantissimi firme, con la deroga per i soli partiti già presenti in Parlamento.

Sul referendum ha fatto sentire la propria voce Luigi Di Maio: il taglio dei parlamentari “è un’opera di modernizzazione del Paese” e dopo l’accelerazione del pacchetto riforme “chi sostiene il Si’ lo deve fare in maniera trasparente perché non ci sono più scuse”.

“Altro che modernizzazione, il taglio è la decrescita felice della democrazia” ha replicato Simone Baldelli (Fi) frontman del No al Referendum. Intanto altri due Comitati per il No, quello dei Costituzionalisti e quello della Fondazione Einaudi, hanno aderito alla manifestazione del 12 settembre indetta dalle Sardine.

E sempre contro il taglio dei parlamentari si è schierato l’ex presidente della Consulta Giovanni Maria Flick, mentre Rosy Bindi, Livia Turco e Piero Grasso hanno lanciato un appello per il No.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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