Motovedette libiche sequestrano due pescherecci

Porto peschereccio Mazara del vallo
Porto peschereccio Mazara del Vallo. (ANSA)

MAZARA DEL VALLO. – Stavano navigando ieri a tarda sera a circa 35 miglia a nord di Bengasi quando i quattro pescherecci sono stati bloccati dalle motovedette libiche. Due della marineria di Mazara del Vallo, l’Antartide e il Medinea, sono stati sequestrati. Altri due, che erano nelle vicinanze, sono riusciti a sfuggire alla cattura. Sono in tutto diciotto, secondo quanto si apprende, complessivamente i marinai portati a Bengasi.

Sono i componenti dei due natanti sequestrati, e i comandanti dei due riusciti a scappare, l’Anna Madre di Mazara del Vallo e il Natalino di Pozzallo (Rg). Scene di un copione che si ripete da anni nel canale di Sicilia.

“Gli undici componenti dell’equipaggio stanno bene, ma oltre a queste notizie frammentarie non possiamo metterci in contatto con loro. Aspettiamo adesso le azioni che il governo italiano adotterà per arrivare alla loro liberazione”, dice Leonardo Gancitano, armatore del peschereccio Antartide.

“Speriamo che al più presto vengano tutti liberati”, aggiunge sconfortato l’armatore. “La diplomazia è al lavoro, confidiamo in una rapida soluzione”, sostiene il presidente del distretto della pesca, Nino Carlino, che, seppur ottimista, non nasconde “le difficoltà in atto a trattare con l’autoproclamato governo dell’Est della Libia”.

Rassicuranti le notizie sugli equipaggi: “non sono trattenuti e si trovano a bordo dei due pescherecci sequestrati”, afferma. “Siamo in contatto con la Farnesina per seguire con la massima attenzione la vicenda” -dice l’assessore regionale per la Pesca Mediterranea, Edy Bandiera – Desidero inoltre esprimere, a nome del Governo Musumeci, assoluta vicinanza ai pescatori, ai loro familiari e agli armatori”.

Osserva il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci: “Non ho elementi per suffragare la mia ipotesi ma penso che la tempistica non sia casuale: il sequestro è avvenuto mentre il nostro ministro degli Esteri Luigi Di Maio era in Libia ed è stato effettuato da autorità marittime che fanno capo all’autoproclamato governo dell’est del Paese”.

La vicenda ha scatenato una serie di polemiche. “E’ in gioco la credibilità del nostro Paese e la tutela della nostra Pesca”, affermano i deputati della Lega Lorenzo Viviani, Eugenio Zoffili e Paolo Formentini, rispettivamente capogruppo in commissione Agricoltura e Pesca, capogruppo e vicepresidente in commissione Esteri della Camera e auspicano “che il governo compia ogni sforzo possibile innanzitutto in sede diplomatica per garantire l’incolumità dei nostri concittadini e il loro tempestivo ritorno a casa”.

Ma c’è chi non vuole tenere i toni più bassi. “Oggi non è il giorno delle polemiche – afferma Vita Martinciglio, deputata del M5s, – ci sarà tempo per affrontare la problematica nei tavoli preposti”. Eppure chiosa il laeder del movimento I Futuristi, Nicola Cristaldi: “i siciliani vivono con la cultura dell’accoglienza ma altri adottano quella della mitragliatrice”.

Preoccupato il segretario della Uila Pesca Sicilia, Tommaso Macaddino: “Non si può lavorare, e lavorare in mare, senza certezze ne tutele in un settore del Mediterraneo dove regna il caos”.

(di Giovanni Franco/ANSA)