Messi diserta il raduno, la Liga in campo col Barça

Lionel Messi con la maglia del Barcellona durante la partita di Champions persa contro il Bayern di Monaco.Archivio
Lionel Messi con la maglia del Barcellona durante la partita di Champions persa contro il Bayern di Monaco. Archivio. EPA/Rafael Marchante / POOL / POOL

ROMA. – Quanto più sono intensi, tanto più fanno male al momento di dividersi. Tra tutti gli amori calcistici, quello tra Leo Messi e il Barcellona si è sempre presentato come uno dei più romantici – benché a tanti zero -; e ora che è divorzio, non si risparmiano colpi clamorosi.

Quello che apre l’ennesima giornata del MessiGate è senza precedenti: Leo non si presenta al raduno della prima squadra, salta l’appuntamento fissato con i test antiCovid. I media spagnoli e argentini, che seguono da opposte barricate la guerra legale in corso tra giocatore e club, lo avevano anticipato ieri: eppure, tutti fuori dai cancelli del centro sportivo per vedere se tra le auto che sfilavano c’era anche lui. E invece la Pulce è stato di parola, è rimasto a casa.

A poche ore di distanza, è arrivato l’assist della Liga spagnola alla posizione del presidente del club Bartomeu: il contratto di Messi è vigente, al suo interno c’è una clausola (senza citare i famosi 700 milioni) e la Spagna non concederà il transfer senza che venga versata per intero al Barcellona. Più che un comunicato, una dichiarazione di alleanza senza se e senza ma col club: c’è da difendere il sistema intero.

Ma la questione, insistono i media spagnoli che pure hanno dato ampio spazio alle ragioni del Barca. non è così semplice. Anzi, pare profilarsi un caso internazionale. Primo punto: il contratto tra Messi e Barcellona, visionato da Cadena Ser, considera la prossima stagione non come acquisita ma come opzionale. Messi in sostanza può avvalersi della facoltà di non far scattare quell’opzione, e in questo caso la clausola decade.

Se poi il 10 si accordasse con City, Psg o Inter, la Fifa secondo la giurisprudenza non potrebbe che concedere il visto al trasferimento internazionale (e va da sé che la Liga ostacolerebbe anche solo la partenza del fax di richiesta), perché prevale il diritto del giocatore a esercitare il suo mestiere.

A quel punto, scrive il catalano Sport, si aprirebbe il contenzioso sul risarcimento del nuovo club: la clausola si rifa al Regio Decreto 1006 dell’85, per il quale la Liga non riconosce l’arbitrato Fifa. Certo, arrivare fino in fondo ai 700 milioni vorrebbe dire costringere Infantino a intervenire su un istituto peculiare del calcio spagnolo, e che a molti altri campionati ha sempre fatto storcere la bocca.

Insomma, più che di presidenti, allenatori, direttori sportivi, è questione di avvocati. Come tutti gli amori finiti male.

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