Nuova grana per Conte, scontro Pd e M5s su Azzolina

La ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, al termine dell'informativa urgente sulla ripresa delle scuole a Montecitorio,
La ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, al termine dell'informativa urgente sulla ripresa delle scuole a Montecitorio, Roma, 28 luglio 2020. MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA

ROMA. – Tra voci di rimpasto e l’idea mai tramontata di un governo tecnico a guida Draghi per gestire i circa 200 miliardi di aiuti dell’Unione europea, oggi Giuseppe Conte si trova nell’agenda di settembre una nuova grana in maggioranza: una lite agostana tra Pd e Cinque stelle sulla riapertura delle scuole. O meglio, sulla figura di Lucia Azzolina.

A dare fuoco alle polveri è stato il copogruppo Dem in Senato Andrea Marcucci che con un’intervista al vetriolo ha attaccato così il ministro dell’Istruzione: “il contributo che sta portando la ministra Azzolina spero migliori di qui a settembre”.

Furibonda la reazione dei Cinque stelle che hanno immediatamente alzato le barricate a difesa della loro ministra chiedendo al Pd di spiegare da che parte stia e facendo capire che si potrebbe aprire “una nuova fase in maggioranza che non si sa dove porterà e a chi gioverà”.

A due settimane dalla riapertura delle scuole il tema è incandescente e rischia di essere il vero banco di prova della tenuta del governo giallorosso, tra l’altro alla vigilia di elezioni regionali che si annunciano ad altissimo rischio per i Dem e il Movimento.

Non a caso il premier Conte nei giorni scorsi ha provato a compattare la squadra convocando un vertice di maggioranza per fare il punto della situazione. Una riunione a palazzo Chigi attraverso la quale ha cercato di blindare Azzolina – contro la quale Matteo Salvini intende presentare una mozione di sfiducia – spiegando che il tema della riapertura delle scuole è tema di tale portata che deve interessare tutto il governo.

Concetto ribadito oggi dalla stessa Azzolina che chiede di lasciare fuori la scuola dallo scontro politico: ” La riapertura della scuola è una partita che riguarda tutto il governo, ciascuno con le proprie responsabilità. La scuola – ha detto – dovrebbe stare fuori dalla campagna elettorale e dovrebbe coinvolgere tutti, ne va del futuro del paese”.

Il tutto avviene sotto la lente discreta del Quirinale: il presidente Sergio Mattarella considera settembre un mese fondamentale e naturalmente si aspetta compattezza tra le forze politiche, sia per affrontare il coronavirus che per la sfida dell’uso dei fondi europei.

Le fibrillazioni sulla scuola rischiano infatti di inficiare l’imminente lavoro sotterraneo che sta portando avanti il ministro per gli Affari europei Enzo Amendola. Riservatamente si sta infatti cercando di dare corpo a quei progetti di riforma che l’Italia dovrà presentare entro il 15 ottobre alla Commissione europea per giustificare l’iniezione di liquidità del Recovery fund e degli altri aiuti europei.

E’ questa la vera sfida che il presidente del Consiglio ha davanti e proprio oggi palazzo Chigi ha fatto sapere che la prima riunione del Ciae (l’organismo presieduto dal premier a cui è affidato la gestione del Recovery Fund) si svolgerà il 9 settembre. Quindi ogni incidente di percorso a settembre potrebbe aprire la strada a un rimpasto di governo. Operazione che in ogni caso, assicurano fonti di maggioranza, è del tutto escluso prima delle regionali.

Operazione questa del rimpasto sempre ad alto rischio per un esecutivo di coalizione e dietro la quale cresce la suggestione della nascita di un governo tecnico che abbia proprio l’obiettivo di gestire con maggiore agilità questo enorme flusso di soldi.

Di governo tecnico infatti parla anche il socio di minoranza del governo giallo-rosso. Matteo Renzi lo ha velenosamente evocato oggi in una intervista: “ci sono 200 miliardi da spendere, presi in Europa perché abbiamo mandato a casa Salvini e messo in minoranza i sovranisti. Ora questi soldi vanno spesi bene, in una cornice in cui la disoccupazione farà molto male. Da ottobre iniziano tempi durissimi. O c’è un esecutivo politico forte, come spero, o si farà strada l’ipotesi di un governo tecnico o di unità nazionale e quello di Draghi è il nome più credibile”.

La parola “Mes” è stata messa nel congelatore dal premier Conte che sa bene quanto sarebbe rischioso forzare la mano ai Cinque stelle che da sempre considerano il fondo salva Stati come una minaccia. Ma il tema esiste, come dimostrano le parole di Renzi e di gran parte del Pd che non affonda per non indebolire la coalizione.

Ma sulla scuola lo scontro è aperto. Se il Movimento con diversi senatori sottolinea che “chi attacca l’Azzolina attacca l’intero governo”, il Pd non arretra. “Le valutazioni del capogruppo Marcucci sulla gestione del Ministero dell’Istruzione sono assolutamente condivisibili. La scuola – replica il senatore Pd Verducci – e’ chiusa dal 5 marzo, eppure c’e’ stato un ritardo enorme sull’apertura del nuovo anno scolastico. Manca una visione strategica che affronti le emergenze messe in evidenza pesantemente dal Covid”.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)

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