Problemi di salute e troppo stress, Abe lascia

Immagine del premier giapponese Shinzo Abe in uno schermo gigante nella via pubblica mentre da le dimissioni in diretta televisiva.
Immagine del premier giapponese Shinzo Abe in uno schermo gigante nella via pubblica mentre da le dimissioni in diretta televisiva. Archivio. (Ansa)

TOKYO.  – Troppo stress e problemi di salute: dopo essere diventato a 52 anni il più giovane capo di un esecutivo giapponese dal dopoguerra e aver battuto il primato di premier più longevo di sempre, Shinzo Abe ha gettato la spugna e si è dimesso.

I quasi 2.800 giorni consecutivi trascorsi a capo del governo di Tokyo non hanno fatto sconti al leader 65enne, che sin da giovane ha sofferto di rettocolite ulcerosa – una malattia infiammatoria cronica che può coinvolgere parte o tutto il colon, e dove lo stress gioca un fattore chiave.

“Non sono più nelle condizioni di rispettare il mandato del popolo e per questo motivo rimetto l’incarico. Chiedo sinceramente scusa”, ha detto Abe nel corso di in una diretta televisiva, visibilmente emozionato, inchinandosi al destino dopo quasi 8 anni al potere e nel mezzo di un’emergenza sanitaria che di sicuro non faciliterà il compito del suo successore.

Le voci sulle sue condizioni di salute si rincorrevano da settimane dopo le recenti lunghe visite in ospedale, due solo nell’ultimo mese, liquidate dal suo team come semplici accertamenti. Un’estate senza sosta per la sua amministrazione a causa della gestione della pandemia, durante la quale Abe ha tenuto un basso profilo senza svelare nulla sulle sue condizioni di salute.

Tornato al potere nel 2012 dopo un breve mandato cinque anni prima, il premier aveva dichiarato di aver sconfitto la malattia grazie ad un nuovo farmaco. Gli anni successivi sono coincisi con il lascito più rappresentativo della sua amministrazione: l’iniziativa denominata “Abenomics” per sollevare il Paese dalla decennale depressione economica, formata da una política monetaria ultra espansiva con l’obiettivo di sconfiggere la deflazione e il progressivo aumento della spesa pubblica.

Fattori che avrebbero creato i presupposti per la successiva svalutazione dello yen, favorendo le esportazioni giapponesi. Ma la sospirata espansione economica ha dovuto fare i conti con gli effetti destabilizzanti del sistema finanziario globale e le tensioni sul piano del commercio internazionale, protagonisti in negativo i principali partner commerciali del Made in Japan, Usa e Cina, ancor prima dell’esplosione del Covid.

Criticato per un approccio lento e confuso nella gestione dell’emergenza sanitaria, il livello di approvazione di Abe era precipitato ai minimi storici, intorno al 38%, malgrado il numero delle infezioni e dei decessi più limitato rispetto agli altri Paesi avanzati.

Sul piano interno il premier conservatore non è riuscito a completare il progetto di revisione della costituzione pacifista, un’inclinazione mai sopita della dottrina nazionalista coltivata da Abe, che ha riguardato anche le precedenti generazioni di politici all’interno della familia del premier, tra cui il nonno materno, Nobusuke Kishi.

Le dimissioni di Abe hanno scosso i mercati, con la Borsa diTokyo che ha ceduto due punti percentuali in chiusura di seduta. Gli analisti anticipano ulteriori incertezze con i rischi di una seconda ondata del coronavirus, quando si dava per scontata la fine della legislatura con la scadenza naturale al settembre del 2021.

“É stato un protagonista del multilateralismo ed un buon amico dell’Italia”, lo ha salutato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. Ora gli occhi sono tutti puntati sul successore.

(di Alessandro Libri/ANSA)

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