Scuole Gran Bretagna riaprono, giravolta Boris sulle mascherine

Un aula della scuola italiana a londra (sial) deserta per il coronavirus.
Un aula della scuola italiana a londra (sial) deserta per il coronavirus. (SIal)

LONDRA.  – Con la mascherina a scuola, seppure non in classe. Ripartenza confermata in tutto il Regno Unito, in questi giorni, negli istituti d’ogni ordine e grado; ma con una giravolta dell’ultimo minuto di Boris Johnson sull’adozione generalizzata che fa discutere del più diffuso dei presidi anti-coronavirus negli ambienti scolastici comuni.

L’indicazione – varata per primo dall’esecutivo locale della Scozia a partire da lunedì 31 – è stata estesa in extremis alla più popolosa Inghilterra dal governo nazionale del premier Tory, con una correzione di rotta che i giornali presentano oggi alla stregua dell’ennesima “retromarcia” di Bojo sulla pandemia, dopo mesi di critiche sulla gestione di vari dossier di un’emergenza che nel Paese ha ufficialmente causato finora circa 41.500 morti: la cifra più alta in Europa in termini assoluti, seconda a Spagna e Belgio in rapporto alla popolazione.

In base al ripensamento di Johnson, le mascherine dovranno essere indossate come in Scozia dagli studenti delle secondarie sopra i 12 anni d’età, dagli insegnanti e da tutto il personale in qualunque spazio collettivo come corridoi, ingressi, eccetera. L’obbligo in Inghilterra varrà tuttavia per ora solo nelle aeree a più alto contagio, dove durante l’estate sono  state ripristinate forme di lockdown localizzato. Mentre altrove potrà essere imposto dai presidi, istituti per istituto.

Una precauzione analoga è stata recepita dal governo di Belfast per l’Irlanda del Nord e dalle autorità locali del Galles, competenti sulla questione al pari di quelle scozzesi in forza dei poteri della devolution. Ma la polemica non si spegne. Il contestato ministro dell’Istruzione di Johnson, Gavin Williamson, ha giustificato la svolta appellandosi al parere dei consulenti scientifici governativi – che peraltro per bocca del professor Chris Whitty, chief medical officer inglese, avevano garantito nei giorni scorsi sulla sicurezza complessiva della scuola parlando di rischi di contagio “minimi” per gli studenti – e all’aggiornamento recente delle raccomandazioni in materia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).

Ma dalle file della maggioranza e del Partito Conservatore c’è chi, come il deputato Huw Merriman, accusa il gabinetto di aver ceduto alle pressioni e di dare inoltre “il messaggio sbagliato” ai genitori, lasciando intendere che “se non sono sicuri i corridoi delle scuole, non lo sono nemmeno le aule” (a dispetto degli impegni sul distanziamento degli alunni).

Il Labour di Keir Starmer rimprovera al contrario al premier di essere rimasto a metà del guado e di “scaricare la patata bollente” sui presidi.

Mentre critiche arrivano anche da alcuni sindacati di categoria, già furiosi per la caotica gestione imputata al governo degli esami di maturità dell’anno appena concluso: affidati nell’emergenza del lockdown nazionale dei mesi scorsi alla valutazione del corpo insegnanti interno, ma con il filtro successivo d’un controverso (e iniquo secondo molti) algoritmo, accantonato alla fine solo sotto il tiro delle proteste di ragazzi, famiglie, docenti e opposizione laburista.

Lascia un commento